Vi racconto l’inferno
Era Domenica 19 marzo 1922, terza domenica di Quaresima. Sono nuovamente discesa nell’inferno e mi è sembrato dimorarvi lunghi anni. Vi ho molto sofferto, ma il maggior tormento è di credermi per sempre incapace di amare N. Signore. Cosicché quando ritorno alla vita sono pazza di gioia. Mi pare di amarLo come mai L’ho amato e di essere pronta a provarglieLo con tutte le sofferenze che Egli vorrà. Mi sembra soprattutto di stimare ed amare pazzamente la mia vocazione.
Il valore della sofferenza
E, un po’ più sotto aggiunge: «Quello che vedo nell’inferno mi dà un gran coraggio per soffrire. Comprendo il valore dei minimi sacrifici. Gesù li raccoglie e se ne serve per salvare anime. Accecamento grande è quello di evitare la sofferenza, anche nelle cose più piccole, poiché, oltre ad essere molto preziosa per noi, serve a preservare molte anime da così grandi tormenti».
Questo racconto viene dagli scritti della mistica Josefa Menendez.
Josefa ha tentato, per obbedienza, di narrare qualche cosa di quelle discese all’inferno, così frequenti in quel periodo. Tutto non può essere raccontato qui, ma qualche altra pagina servirà d’insegnamento prezioso. Esse inciteranno le anime a consacrarsi ed a sacrificarsi per la salvezza di quelle che ogni giorno e ad ogni ora sono sull’orlo dell’abisso.
«Quando arrivo in quel luogo – scrive domenica 26 marzo – odo grida di rabbia e di gioia satanica perché un’anima di più viene a sprofondarsi tra i tormenti… In quel momento non ho più coscienza di essere scesa altre volte nell’inferno: mi sembra sempre che sia la prima volta e mi sembra di esservi per l’eternità, ciò che mi fa tanto soffrire, è che Dio mi aveva fatto grandi grazie e dato numerosi mezzi per salvarmi.
Che cosa ho dunque fatto per perdere tanti beni? Perché sono stata così cieca? Ed ora non c’è più rimedio. L’anima mia rimane oppressa e schiantata a tal segno da non potersi esprimere perché è indicibile. Spesso assiste agli sforzi accaniti del demonio e dei suoi satelliti per strappare alla misericordia divina qualche anima che Dio è sul punto di conquistare. Si direbbe che, nei disegni di Dio, le sue sofferenze siano il riscatto di quelle povere anime, che le dovranno la grazia vittoriosa dell’ultimo istante.
Il demonio è più furioso che mai perché vuole perdere tre anime. Ha gridato rabbiosamente agli altri: Che non sfuggano!… se ne vanno… su! su! tenete fermo!». «Udivo grida di rabbia che rispondevano di lontano».
Per due o tre giorni consecutivi Josefa fu testimone di questa lotta. «Ho supplicato Nostro Signore di fare di me tutto ciò che vorrà perché quelle anime non vadano perdute. Mi sono rivolta anche verso la Madonna che mi infonde una gran pace, perché mi sento disposta a soffrire qualsiasi cosa per salvarle. Credo che Ella non permetterà al demonio di riportare vittoria».
Era la domenica di Passione
Il demonio gridava: «- Non lasciatele andare… State attenti a tutto quello che può turbarle… che non sfuggano!.. fate in modo che si disperino…» «Era una confusione orribile di grida e di bestemmie. Improvvisamente, emettendo urla di rabbia, gridò: «Poco importa! Me ne restano ancora due! Togliete loro la fiducia!». «Compresi che una di quelle anime gli era sfuggita per sempre!». «- Presto, presto! – ruggiva; – che le altre due non vi sfuggano! Afferratele… che si disperino! Presto… ci scappano!».
«Allora nell’inferno si udì un digrignare di denti e con un furore indescrivibile il demonio ruggì: «- Oh, potenza… potenza di questo Dio!… che ha più forza di me… Me ne resta una; e quella non me la lascerò scappare!…». L’inferno non fu più che un grido solo di bestemmia, confusione di gemiti e di lamenti.
Anime salvate dall’inferno
Compresi che quelle anime si erano salvate! Il mio cuore ne fu pieno di gioia. Sentivo come un rivolo di fuoco passarmi dalla gola e attraversarmi tutto il corpo. Mi sembra allora sentire uscire gli occhi dall’orbita come se fossero strappati, i nervi stirati; il corpo piegato in due non può muoversi e un odore fetido invade tutto.
Questa fu l’esperienza della mistica Josefa che testimonia quanto sia vero l’inferno e che sulla terra noi ingnoriamo. Da oggi riflettiamo e facciamoci furbi; scegliamo Dio, amandolo e servendolo per poter vivere una vita eterna di gioia.
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