Unire un’offerta alla preghiera ottiene grandi grazie?
Molti dicono che per ottenere favori dal Signore bisogna unire un’offerta alla preghiera. E’ vero? E’ falso? Vediamo più da vicino la questione.
Innanzitutto i miracoli non si comprano. Dicendo che oltre alla preghiera, necessita fare anche un’offerta, è come dire che una grazia bisogna comprarla, oppure è come dire che le preghiere sono inefficaci. Niente di più errato.
Unire un’offerta alla preghiera dona valore alla nostra richiesta perché unita ad un gesto di amore, di aiuto verso il prossimo, ma non è una compravendita.
Può essere fatta come atto di carità per rinforzare la nostra preghiera e il nostro impegno ad avere una carità sempre più grande, a vincere il nostro egoismo, la nostra indifferenza verso i più deboli e i poveri, ma la preghiera può bastare a se stessa. Possiamo unire offerta e preghiera ma solo per amore cristiano e non perchè sennò il Signore non ci fa la grazia.
Negli Atti degli Apostoli a proposito di Cornelio, un centurione romano e pagano viene narrato che il Signore mandò prodigiosamente Pietro nella sua casa perché lo battezzasse a motivo delle sue preghiere e delle sue elemosine.
Ecco il testo: “C’era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c’è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio. E ora manda degli uomini a Giaffa e fà venire un certo Simone detto anche Pietro. Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare». Quando l’angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e, spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa” (At 10,1-8).
Ciò significa che preghiere ed elemosine sono particolarmente potenti davanti a Dio e ci ottengono grazie molto grandi, ma solo perché mettiamo in pratica il nostro gesto di amore, che non per forza, e non perché siamo obbligati a dare un’offerta (COME GIA’ DETTO LE GRAZIE NON HANNO UN PREZZO). Inoltre la parola offerta non significa solo dare soldi. Offerta vuol dire anche offrire il proprio aiuto. Ad esempio ci sono tanti che fanno volontariato nella caritas, aiutando i frati, le suore ecc ecc.
Attenzione che spesso il fare elemosina comporta anche motivo di orgoglio. Quanti mettono soldi nel cestino per farsi guardare ed essere ritenuti caritatevoli. Vale lo stesso discorso del pregare di nascosto!
Ha molto valore inoltre unire alla preghiera, il confessarsi per bene, il disporsi nel ricevere il sacramento dell’Eucatistia, quindi unire alla preghiera anche la messa quotidiana. Infine ancora più valore è il far celebrare messe per tale intenzioni. Così il sacrificio di Cristo viene offerto per chiedere al Padre la grazia di cui si ha bisogno. La Messa, infatti è la perpetuazione del sacrificio di Cristo sui nostri altari, che ha un potere infinito di intercessione.
Come fare? Semplice: diamo un’offerta al sacerdote dicendo: “per una mia intenzione”. Non è necessario che specifichiamo l’intenzione.
Quindi come possiamo vedere, unire un’offerta alla preghiera è cosa buona ma non necessaria.
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