Una visione meravigliosa che il Signore mostrò alla mia anima
Una visione meravigliosa che Dio mostrò a Suor Maria di Agreda:
Udii la voce dell’Onnipotente che mi chiamava e mi attirava a sé, sollevando in alto il mio spirito. Egli mi fortificava contro i leoni che ruggivano famelici per separare la mia anima dal bene offertole nella conoscenza dei grandi misteri racchiusi in questo tabernacolo e città santa di Dio. Egli mi liberava dalle porte delle tribolazioni attraverso le quali m’invitavano ad entrare, circondata dai dolori della morte e della perdizione e assediata dalle fiamme di questa Sodoma e Babilonia in cui viviamo.
Una visione che bruciò ogni passione, ogni inclinazione al male!
Volevano abbagliarmi perché io, cieca, mi volgessi indietro e mi abbandonassi a chi mi offriva oggetti di apparente diletto per i miei sensi, ingombrandoli di vanità con fallacia ed inganno. Da tutti questi lacci che tendevano ai miei piedi mi liberò l’Altissimo che, sollevando il mio spirito e insegnandomi il cammino della perfezione con efficaci esortazioni, m’invitava a una vita spiritualizzata e angelica nella carne mortale.
In questo modo mi obbligava a vivere con una sollecitudine tale che dentro alla fornace non mi toccassero le fiamme e in modo che mi sapessi liberare dalla lingua impura, quando spesso mi raccontava frottole terrene.
Una visione che diede alla mistica Maria di Agreda, una forza potente.
Con la forza di Dio potente, molte volte mi chiamava e mi diceva: «Mia colomba e opera delle mie mani, alzati e affrettati; vieni a me che sono luce e via: chi mi segue non cammina nelle tenebre. Vieni a me che sono verità sicura, santità certa, onnipotenza e sapienza, e correggo i sapienti».
Gli effetti di queste parole erano per me dardi di dolce amore, d’ammirazione, di timore e coscienza dei miei peccati e della mia viltà, per cui mi ritiravo, mi umiliavo e mi annichilivo. Il Signore mi diceva: «Vieni, anima, vieni, poiché io sono il tuo Dio onnipotente; e come sei stata prodiga e peccatrice, così ora alzati da terra e vieni a me che sono tuo Padre, ricevi la stola della mia amicizia e l’anello di sposa».
Trovandomi in questa dimora, un giorno vidi sei angeli santi che l’Onnipotente mi aveva assegnato per assistermi in quest’Opera guidandomi in essa, come in altre occasioni di combattimenti. Essi mi purificarono e mi prepararono. Fatto ciò, mi presentarono al Signore che diede alla mia anima una nuova luce, simile allo splendore della gloria rendendomi capace di vedere e conoscere ciò che sorpassa le mie forze di creatura terrena.
Subito mi apparvero altri due angeli di gerarchia superiore, che udii chiamarmi con grande forza da parte del Signore; capivo che erano misteriosissimi e che mi volevano svelare sublimi segreti. Risposi loro con sollecitudine e, impaziente di godere di quel bene che mi annunziavano, con ardente desiderio manifestai la mia intenzione di vedere ciò che mi volevano rivelare ma che intanto mi celavano con fare misterioso.
Subito essi mi risposero con decisione: «Fermati, o anima». Mi rivolsi alle loro Altezze e dissi: «Principi dell’Onnipotente e messaggeri del gran Re, perché, dopo avermi chiamato, ora mi trattenete così, facendo violenza alla mia volontà e ritardando la mia gioia e allegrezza? Quale forza è la vostra e quale il potere che mi chiama, mi infiamma, mi sollecita e mi trattiene, e tutto questo ad un tempo? E attirandomi dietro al profumo degli unguenti del mio diletto Signore mi trattenete tuttavia come con forti catene? Ditemi la ragione di questo». Mi risposero: «Perché è necessario, o anima, che per conoscere questi sublimi misteri, tu venga completamente spogliata dei tuoi desideri e delle tue passioni, poiché non si conciliano con le cattive inclinazioni.
Togliti i sandali, come fu intimato di fare a Mosè, perché potesse guardare quel roveto miracoloso». Io risposi: «molto fu chiesto a Mosè esigendo che nella sua natura terrena si comportasse come un angelo; ma egli era santo ed io peccatrice piena di miserie. Il mio cuore si turba e mi lamento di questa schiavitù e legge del peccato che nelle mie membra sento contraria a quella del mio spirito». Ed essi: «Anima, l’Altissimo, vuole questa disposizione, è onnipotente e non ti negherà l’aiuto, se glielo domandi di cuore disponendoti a riceverlo. Il suo potere, che faceva ardere il roveto senza che si consumasse, sarà ben capace di far sì che l’anima imprigionata e chiusa nel fuoco delle passioni non bruci, se vuole liberarsi. Sua Maestà chiede ciò che vuole e può ciò che chiede e col suo aiuto tu puoi quel che ti ordina. Togliti i sandali, piangi amaramente e grida dal profondo del tuo cuore affinché venga udita la tua preghiera e si compia il tuo desiderio».
Vidi subito un velo ricchissimo che nascondeva un tesoro e la mia volontà desiderava ardentemente che venisse tolto scoprendo quello che l’intelligenza mi manifestava come mistero. A questo mio desiderio risposero: «Obbedisci, o anima, in ciò in cui ti si ammonisce e che ti si comanda: spogliati di te stessa e ti sarà svelato».
Per questo mi proposi di emendare la mia vita e di vincere i miei appetiti, e piangevo forte con sospiri e gemiti dal profondo dell’anima mia, affinché questo bene mi si manifestasse.
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