L’umiltà è la virtù necessaria per farsi santi
L’umiltà è la virtù opposta alla superbia e consiste nello stimarci per quello che siamo, cioè un impasto di miseria, e nell’attribuire a Dio l’onore di qualche bene che in noi riscontriamo. Non dovremmo faticare molto a praticare l’umiltà, se fossimo davvero convinti di ciò che siamo.
Facciamo delle brevi considerazioni sopra l’umana miseria, per invogliarci sempre ad essere umili.
Non dobbiamo mai confidare in noi stessi, come se fossimo qualche cosa davanti a Dio, stimandoci giusti. Ecco la parabola che fa al caso nostro.
– Due uomini, dice Gesù Cristo, andarono al Tempio per pregare; uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così: Ti ringrazio, o Dio, che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri; e neanche sono come quel pubblicano. Io digiuno due volte nel sabato; do decime di tutto ciò che possiedo.
Il pubblicano invece stando in fondo al Tempio, non osava neanche alzare gli occhi al cielo; ma batteva il petto dicendo: O Dio, siate propizio a me peccatore! –
Io vi dico, conclude Gesù, che questo pubblicano ritornò a casa giustificato, a differenza dell’altro; perché chiunque si esalta sarà umiliato e chiunque si umilia sarà esaltato.
La parabola é molto eloquente. Se vogliamo che Iddio ci perdoni i peccati, umiliamoci sinceramente davanti a Lui, riconoscendo la nostra miseria.
Se fossimo realmente buoni, se cioè osservassimo bene la legge di Dio, non potremmo allora pensare altamente di noi? Neppure questo è lecito. Infatti Gesù ci dice: Quando voi avrete fatto tutto ciò che vi è stato comandato, dite: Siamo servi inutili! Abbiamo fatto ciò che dovevamo fare! Ora, se chi adempie bene i comandamenti di Dio, deve dirsi servo inutile, che cosa pensare di chi ha fatto, oppure fa qualche peccato? E chi è sulla terra che non pecca?
Umiltà col prossimo
L’umiltà con gli altri si pratica pensando bene di tutti e scusando quelli che sbagliano; non mormorando dei difetti altrui, anzi sopportandoli con pazienza; trattando con rispetto e cortesia tutti, anche i poveri, i rozzi e gli ignoranti; non usando parole sprezzanti coi dipendenti e persone di servizio; non disprezzando la compagnia di chi è di bassa condizione. Facendo così, si diventa amici di tutti e naturalmente si è stimati e lodati con disinteresse.
Umiltà con se stessi
Si pratica l’umiltà con se stessi, non soltanto riconoscendo la propria miseria, ma anche accettando con calma le umiliazioni. Un insulto, una mancanza di riguardo, un merito non riconosciuto, un favore ricambiato in male son cose che feriscono la superbia umana. L’umiltà ci fa scoprire tutto ciò con coraggio cristiano, pensando che per i nostri peccati siamo meritevoli di ogni umiliazione.
L’umiltà ci insegna anche a pregare per chi ci ha umiliati. Ma come avere la forza di praticare l’umiltà in tal occasione? Tenendo presente l’esempio di Gesù Cristo!
Nelle umiliazioni pensiamo a Gesù quando era insultato, ingiuriato, sputacchiato e preso a schiaffi dai perfidi Giudei. Se Gesù, Figlio di Dio, innocentissimo, sopportò tante e sì gravi umiliazioni, noi Cristiani, essendo suoi seguaci, sforziamoci d’imitarlo come facevano i Santi e così troveremo un giorno le porte del paradiso aprirsi e accoglierci.
di Padre Giuseppe Tomaselli
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