Tutta la grandezza e l'importanza della Sacra Scrittura
I. Il Cristo – Parola unica della Sacra Scrittura.
Nella condiscendenza della sua bontà, Dio, per rivelarsi agli uomini, parla loro in parole umane. «Le parole di Dio, infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al linguaggio degli uomini, come già il Verbo dell’eterno Padre, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile agli uomini».
Dio, attraverso tutte le parole della Sacra Scrittura, non dice che una sola Parola, il suo unico Verbo, nel quale esprime se stesso interamente. «Ricordatevi che uno solo è il discorso di Dio che si sviluppa in tutta la Sacra Scrittura ed uno solo é il Verbo che risuona sulla bocca di tutti gli scrittori santi, il quale essendo in principio Dio presso Dio, non conosce sillabazione perché è fuori del tempo».
Per questo motivo, la Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture, come venera il Corpo stesso del Signore. Essa non cessa di porgere ai fedeli il Pane di vita preso dalla mensa della Parola di Dio e del Corpo di Cristo.
Nella Sacra Scrittura, la Chiesa trova incessantemente il suo nutrimento e il suo vigore; infatti attraverso la divina Scrittura essa non accoglie soltanto una parola umana, ma quello che è realmente: Parola di Dio. «Nei Libri Sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con loro».
II. Ispirazione e verità della Sacra Scrittura.
Dio è l’autore della Sacra Scrittura. «Le cose divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. «La santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa».
Dio ha ispirato gli autori umani dei Libri Sacri. «Per la composizione dei Libri Sacri, Dio scelse degli uomini, di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli stesso in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che egli voleva».
I libri ispirati insegnano la verità. «Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, si deve dichiarare, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere.
La fede cristiana tuttavia non è una «religione del Libro». Il cristianesimo è la religione della «Parola» di Dio: di una Parola cioè che non è «una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente». Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ce ne sveli il significato affinché comprendiamo le Scritture.
III. Lo Spirito Santo, interprete della Scrittura.
Nella Sacra Scrittura, Dio parla all’uomo alla maniera umana. Per una retta interpretazione della Scrittura, bisogna dunque ricercare con attenzione che cosa gli agiografi hanno veramente voluto affermare e che cosa è piaciuto a Dio manifestare con le loro parole.
Per comprendere l’intenzione degli autori sacri, si deve tener conto delle condizioni del loro tempo e della loro cultura, dei «generi letterari» allora in uso, dei modi di intendere, di esprimersi, di raccontare, consueti nella loro epoca. «La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa nei testi secondo se sono storici o profetici, o poetici, o altri generi di espressione».
Però, essendo la Sacra Scrittura ispirata, c’è un altro principio di retta interpretazione, non meno importante del precedente, senza il quale la Scrittura resterebbe «lettera morta»: «La Sacra Scrittura [deve] essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta». Il Concilio Vaticano Il indica tre criteri per una interpretazione della Scrittura conforme allo Spirito che l’ha ispirata.
1. Prestare grande attenzione «al contenuto e all’unità di tutta la Scrittura». Infatti, per quanto siano differenti i libri che la compongono, la Scrittura è una in forza dell’unità del disegno di Dio, del quale Cristo Gesù è il centro e il cuore aperto dopo la sua pasqua. «Il cuore di Cristo designa la Sacra Scrittura, che appunto rivela il cuore di Cristo. Questo cuore era chiuso prima della passione, perché la Scrittura era oscura. Ma la Scrittura è stata aperta dopo la passione, affinché coloro che ormai ne hanno l’intelligenza considerino e comprendano come le profezie debbano essere interpretate».
2. Leggere la Scrittura nella «Tradizione vivente di tutta la Chiesa». Secondo un detto dei Padri, «Sacra Scriptura principalius est in corde Ecclesiae quam in materialibus instrumentis scripta – la Sacra Scrittura è scritta nel cuore della Chiesa prima che su strumenti materiali». Infatti, la Chiesa porta nella sua Tradizione la memoria viva della Parola di Dio ed è lo Spirito Santo che le dona l’interpretazione di essa secondo il senso spirituale (« .. .secundum spiritalem sensum, quem Spiritus donat Ecclesiae – …secondo il senso spirituale che lo Spirito dona alla Chiesa »).
3. Essere attenti all’analogia della fede. Per «analogia della fede» intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione.
I SENSI DELLA SCRITTURA
Secondo un’antica tradizione, si possono distinguere due sensi della Scrittura: il senso letterale e quello spirituale, suddiviso quest’ultimo in senso allegorico, morale e anagogico. La piena concordanza dei quattro sensi assicura alla lettura viva della Scrittura nella Chiesa tutta la sua ricchezza.
Il senso letterale. È quello significato dalle parole della Scrittura e trovato attraverso l’esegesi che segue le regole della retta interpretazione. «Omnes (Sacrae Sripturae) sensus fundentur super unum, scilicet litteralem. Tutti i sensi della Sacra Scrittura si basano su quello letterale».
Il senso spirituale. Data l’unità del disegno di Dio, non soltanto il testo della Scrittura, ma anche le realtà e gli avvenimenti di cui parla possono essere dei segni.
1. Il senso allegorico. Possiamo giungere ad una comprensione più profonda degli avvenimenti se riconosciamo il loro significato in Cristo; così, la traversata del Mar Rosso è un segno della vittoria di Cristo, e quindi del Battesimo.
2. Il senso morale. Gli avvenimenti narrati nella Scrittura possono condurci ad agire rettamente. Sono stati scritti «per ammonimento nostro» (I Cor 10,1 1).
3. Il senso anagogico. Possiamo vedere certe realtà e certi avvenimenti nel loro significato eterno, che ci conduce verso la nostra Patria. Così la Chiesa sulla terra è segno della Gerusalemme celeste.
Un distico medievale riassume bene il significato dei quattro sensì: «Littera gesta docet, quid credas allegoria, moralis quid agas, quo tendas anagogia». « La lettera insegna i fatti, l’allegoria che cosa credere, il senso morale che cosa fare, e l’anagogia dove tendere».
«È compito degli esegeti contribuire, secondo queste regole, alla più profonda intelligenza ed esposizione del senso della Sacra Scrittura, affinché, con studi in qualche modo preparatori, maturi il giudizio della Chiesa. Tutto questo, infatti, che concerne il modo di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare ed interpretare la Parola di Dio». «Ego vero Evangelio non crederem, nisi me catholicae Ecclesiae commoveret auctoritas – Non crederei al Vangelo se non mi ci inducesse l’autorità della Chiesa cattolica».
IV. Il canone delle Scritture.
È stata la Tradizione apostolica a far discernere alla Chiesa quali scritti dovessero essere compresi nell’elenco dei Libri Sacri. Questo elenco completo è chiamato «canone» delle Scritture. Comprende per l’Antico Testamento 46 libri (45 se si considerano Geremia e le Lamentazioni come un unico testo) e 27 per il Nuovo Testamento. Essi sono: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosué, Giudici, Rut, i due libri di Samuele, i due libri dei Re, i due libri delle Cronache (o Paralipomeni), Esdra e Neemia, Tobia, Giuditta, Ester, i due libri dei Maccabei, Giobbe, i Salmi, i Proverbi, il Qoèlet (Ecclesiaste), il Cantico dei Cantici, la Sapienza, il Siracide (Ecclesiastico), Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele, Osea, Gioèle, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggèo, Zaccaria, Malachia per l’Antico Testamento. I Vangeli di Matteo, di Marco, di Luca e di Giovanni, gli Atti degli Apostoli, le Lettere di san Paolo ai Romani, la prima e la seconda ai Corinzi, ai Gàlati, agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, la prima e la seconda ai Tessalonicesi, la prima e la seconda a Timoteo, a Tito, a Filemone, la Lettera agli Ebrei, la Lettera di Giacomo, la prima e la seconda Lettera di Pietro, le tre Lettere di Giovanni, la Lettera di Giuda e l’Apocalisse per il Nuovo Testamento.
L’ANTICO TESTAMENTO
L’Antico Testamento è una parte ineliminabile della Sacra Scrittura. I suoi libri sono divinamente ispirati e conservano un valore perenne, poiché l’Antica Alleanza non è mai stata revocata.
Infatti, «l’economia dell’Antico Testamento era soprattutto ordinata a preparare (…) l’avvento di Cristo Salvatore dell’universo». I libri dell’Antico Testamento, «sebbene contengano anche cose imperfette e temporanee», rendono testimonianza di tutta la divina pedagogia dell’amore salvifico di Dio. Essi «esprimono un vivo senso di Dio, una sapienza salutare per la vita dell’uomo e mirabili tesori di preghiere»; in essi infine «è nascosto il mistero della nostra salvezza»,
I cristiani venerano l’Antico Testamento come vera Parola di Dio. a Chiesa ha sempre energicamente respinto l’idea di rifiutare l’Antico Testamento con il pretesto che il Nuovo l’avrebbe reso sorpassato (Marcionismo).
IL NUOVO TESTAMENTO
«La Parola di Dio, che è potenza divina per la salvezza di chiunque crede, si presenta e manifesta la sua forza in modo eminente negli scritti del Nuovo Testamento». Questi scritti ci consegnano la verità definitiva della rivelazione divina. Il loro oggetto centrale è Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato, le sue opere, i suoi insegnamenti, la sua passione e la sua glorificazione, come pure gli inizi della sua Chiesa sotto l’azione dello Spirito Santo.
I Vangeli sono il cuore di tutte le Scritture «in quanto sono la principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo incarnato, nostro Salvatore».
Nella formazione dei Vangeli si possono distinguere tre tappe: 1. La vita e l’insegnamento di Gesù. La Chiesa ritiene con fermezza che i quattro Vangeli, «di cui afferma senza esitazione la storicità, trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, effettiva mente operò e insegnò per la loro salvezza eterna, fino al giorno in cui ascese al cielo». 2. La tradizione orale. «Gli Apostoli poi, dopo l’ascensione del Signore, trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo e illuminati dalla luce dello Spirito di verità, godevano». 3. I Vangeli scritti. Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a voce o già per iscritto, redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere».
Il Vangelo quadriforme occupa nella Chiesa un posto unico; lo testimonia la venerazione di cui lo circonda la liturgia e la singolarissima attrattiva che in ogni tempo ha esercitato sui santi. «Non c’è dottrina che sia migliore, più preziosa e più splendida del testo del Vangelo. Considerate e custodite nel cuore quanto Cristo, nostro Signore e Maestro, ha insegnato con le sue parole e realizzato con le sue azioni». «Ma è soprattutto il Vangelo che mi intrattiene durante le orazioni, in esso trovo tutto ciò che è necessario alla mia povera anima. Vi scopro sempre nuove luci, significati nascosti e misteriosi».
L’UNITÀ DELL’ANTICO E DEL NUOVO TESTAMENTO
La Chiesa, fin dai tempi apostolici, e poi costantemente nella sua Tradizione, ha messo in luce l’unità del piano divino nei due Testamenti grazie alla tipologia. Questa nelle opere di Dio dell’Antico Testamento ravvisa prefigurazioni di ciò che Dio, nella pienezza dei tempi, ha compiuto nella Persona del suo Figlio incarnato. I cristiani, quindi, leggono l’Antico Testamento alla luce di Cristo morto e risorto. La lettura tipologica rivela l’inesauribile contenuto dell’Antico Testamento. Questa non deve indurre però a dimenticare che esso conserva il valore suo proprio di rivelazione che lo stesso nostro Signore ha riaffermato. Pertanto, anche il Nuovo Testamento esige d’essere letto alla luce dell’Antico. La primitiva catechesi cristiana vi farà costantemente ricorso. Secondo un antico detto, il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico, mentre l’Antico è svelato nel Nuovo: «Novum in Vetere latet et in Novo Vetus patet».
La tipologia esprime il dinamismo verso il compimento del piano divino, quando «Dio sarà tutto in tutti» (1 Cor 15,28). Anche la vocazione dei patriarchi e l’Esodo dall’Egitto, per esempio, non perdono il valore che è loro proprio nel piano divino, per il fatto di esserne, al tempo stesso, tappe intermedie.
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