La Vergine di Pompei guarisce una suora della Carità
Una suora della Carità, chiamata Flavia Cilea, dimorava nel 1887 nell’Orfanotrofio diretto dalle benemerite Suore di Carità in un borgo presso Caserta detto S. Nicola la Strada. Di costituzione gracile, estenuata di forze per fatiche sostenute, Suor Flavia, nel Settembre di quell’anno, fu presa da dolori acutissimi alla spina dorsale. Il Dott. Luigi Menditto, medico curante del pio Istituto, vedendola in quello stato, rivelò alla Superiora del Collegio e alla Superiora Provinciale un triste avvenire! – La povera Suor Flavia era presa da spinite, terribile malattia alla spina dorsale, che paralizza le gambe non solo, ma porta alla tomba. Accorate e atterrite le suddette Superiore per la pessima prognosi, posero in opera quanto la carità poteva loro suggerire. Ma vane tornarono tutte le affettuose loro cure, vani i rimedi dell’arte poiché Suor Flavia peggiorando di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno, si ridusse in uno stato miserando. Fu visitata dal celebre Professore Salvatore Tommasi, il quale afferma essere ella affetta da mielite con sclerosi a placche, malattia di pessima indole e incurabile, malattia che la avrebbe fatta indicibilmente soffrire. Infatti, in breve la poverina divenne vittima di sofferenze inaudite. Soffriva di acutissime nevralgie alla testa, al petto, alle spalle, e attacchi continui al cuore, reso debolissimo per la malattia alla spina.
Infranta dalle continue sofferenze, abbattuta dalla mancanza assoluta di cibo a cagione della grande inappetenza e della difficile digestione, ella era ridotta ad uno stato di abbattimento da non aver la forza, non dico di parlare, ma di formulare un pensiero. Si aggiunge a tante pene, l’avere le gambe paralizzate in modo da non potersi reggere in piedi, né dare un passo. In quella contrada non si conosceva la recente Opera della fondazione del Santuario dedicato alla Vergine Santissima del Rosario nella Valle di Pompei: s’ignoravano i prodigi di guarigioni che la potentissima comune Madre nostra operava, e quindi non si aveva la minima devozione al portentoso titolo di Nostra Signora di Pompei. Quando un bel di un’altra buona e semplice Suora, Suor Maria Vincenza Palmieri, raccontò alle sue consorelle di aver sognato la Vergine Santissima del Rosario, che entrava nella camera ov’era Suor Flavia, ed avvicinandosi al letto, rivolta all’infermiera, aveva così parlato: Prega e confida in Me che guarirai. Al racconto del sogno, Suor Flavia, che già sentivasi prossima alla morte, rispose a Suor Palmieri e alle altre che erano presenti: – Sorelle care, v’ingannate: la Vergine vuol prendermi con … Dovrò finire e presto.
Poco dopo, certo per disposizione della Provvidenza, ecco giungere colà un fascicolo del Periodico IL Rosario e la Nuova Pompei. Venne subito ,offerto alla paziente, la quale si pose a leggerlo di gran gusto. Era il quaderno che riportava il meraviglioso miracolo ottenuto dalla Signorina Fortunatina Agrelli di Napoli nell’8 Maggio del 1884, dopo che la SS. Vergine del Rosario di Pompei, apparendo alla moribonda giovane napoletana, le aveva insegnato il modo di ottenere da lei le grazie. La prima impressione che provò Suor Flavia fu quella dello stupore. Poi indotta da una certa speranza, si fece anch’essa a pregare con tutto quel fervore che poteva. Ed incominciò a fare la prima Novena: poi ne intraprese la seconda, e poi anche la terza, recitando ogni giorno il Rosario intero delle quindici decadi, conforme l’indicazione data dalla Vergine alla signorina Agrelli. Il venerando Confessore della Comunità, illustrissimo Can. Don Raffaele Michitto, la esortava a perseverare nella preghiera alla Madonna di Pompei, e a confidare.
Però il Signore, per fini solo a lui noti, non volle esaudirla: anzi essa peggiorò in modo che nell’Aprile 1887 fu presa da mortale meningite, da dolori folgoranti le gambe, con forti contrazioni, e da paralisi che minacciava imminente catastrofe. Spedita dal medico, le furono amministrati di nuovo i SS. Sacramenti, e questa volta anche l’Unzione degli infermi. Ma nell’animo di Suor Flavia era viva, come una scintilla, la fede che per la Madonna di Pompei avrebbe essa ottenuta la vita. Difatti, dopo l’Unzione degli infermi, ritornate alquanto le forze, intraprese, come meglio poté, con animo fervorosissimo, la devozione tanto accetta al cuore della Madonna di Pompei, i Quindici Sabati del Santissimo Rosario, mentre continuava senza interruzione le Novene per impetrare le grazie nei casi più disperati. L’effetto corrisponde alla speranza. Terminati i Quindici Sabati, apparve la miglioria. Ma la Madonna non accordò pienamente la grazia al termine del prediletto esercizio; voleva premiare la fede e la costanza di quella buona Suora qui, nel luogo della sua elezione, nel Santuario delle sue misericordie. Suor Flavia, adunque, vistasi nello stato di poter uscire dal letto, ma senza poter cammina-re, pregò caldamente la Rev.da Superiora che la mandasse a fare una visita alla Vergine Santissima nel suo Tempio di Pompei. Ma nè la Superiora, nè il medico glielo permisero per timore del lungo viaggio. Invece si pensò bene di mandarla a Portici, ove si recavano le Educande per la cura balneare. Stando a Portici, un bel giorno la Superiora le dice così di scatto: – Suor Flavia, potete andare a Pompei. Due Suore la calarono sopra una sedia, la presero in carrozza chiusa, e la condussero al tanto sospirato Santuario. Giunta al desiderato e felice luogo, discese di carrozza, e, sorretta dalle due Suore che l’accompagnavano, entrò in chiesa. Ed oh, meraviglia! Entrò in quell’Arca Santa, in cui Dio ha messo come una fontana probatica. La percorse in tutta la lunghezza, senza sentire dolore o stanchezza di sorta.
Si prostrò, venerò piangendo la Madre nostra Santissima, fece la Santa Comunione. In quel punto ebbe termine quell’ostinata e lunga malattia, che per ben dodici anni l’aveva orribilmente travagliata; e cominciò da quell’ora a rendere all’augusta Regina di Pompei le più vive azioni di grazie. Di tanta grazia, di tanto fervore ella confessa pubblicamente essere debitrice alla potente nostra Regina del Rosario di Pompei. Questo fatto straordinario venne pubblicato nel Rosario e la Nuova Pompei, nel quaderno di Novembre del 1889, corredato dagli attestati e dalle firme della Superiora delle Suore di Carità, Suor Angelica Cern, dal Confessore dell’Istituto, il Rev. Can. Raffaele Michitto, dall’attestato dell’Illustrissimo Vescovo di Caserta, Mons. Errico dei Marchesi De Rossi, e dall’attestato del medico curante Dottor Luigi Menditto.
Tratto dal libro ” I 15 sabati del beato Bartolo Longo”
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