Soffrire con Cristo si acquista valore
La sofferenza non tutti l’accettiamo facilmente, il che non è un peccato anzi dire è del tutto normale. Il soffrire in sè, è solo dolore ma soffrire con Cristo, porta frutto oltre ad una forza interiore. La sofferenza non è solo fisica, anzi, molto probabilmente è quella più sopportabile. La sofferenza interiore (morale) e spirituale è davvero più difficile sopportare, perché non ci sono pillole antidolorifiche che possano alleviarle.
Se invece soffriamo con Cristo, offrendo le nostre sofferenze a Lui, acquisteremo meriti, benefici immensi. Così solamente avrà valore e scopo.
Madre Teresa raccolse nella sua Nirmal Hriday di Calcutta – la casa da lei fondata per l’assistenza dei moribondi – un povero malato di cancro che tutti avevano ormai abbandonato, poiché lo ritenevano un caso disperato. Il corpo dell’infermo era già mezzo consunto dalla malattia.
Madre Teresa con amore materno se ne prese cura personalmente, nonostante il malato l’avesse accolta con disprezzo e imprecando. “Si può sapere come fai a sopportare il fetore del mio corpo?“, le domandò con rabbia il moribondo. «Questo non è niente a paragone di quello che soffri tu», rispose madre Teresa mentre medicava le ferite del povero infermo.
Passati alcuni istanti il malato disse: «Tu non sei di qui. La gente di qui non fa ciò che tu fai». Trascorsero alcuni istanti di silenzio. L’infermo pronunciò allora un’espressione tipicamente indiana: «Gloria a te, donna». Rispose Madre Teresa, «no gloria a te, che stai soffrendo con Cristo!». Sul volto dell’infermo si stampò un bel sorriso. In breve il cancro iniziò ad accelerare il proprio corso, ma nonostante ciò il malato diede l’impressione di non soffrire più. Due giorni dopo lasciò questa terra assistito dalla Santa.
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