Seguire Gesù? Cosa significa segurilo?
Seguire Gesù è difficile, davvero tanto difficile. Seguire Gesù vuol dire lasciare tutto alle spalle, ma seriamente, non per modo di dire. Quanti oggi credono che andando a messa la domenica o tutti i giorni, recitando qualche decina del rosario, possono reputarsi discepoli di Cristo. No! Seguire Gesù vuol dire abbandonare se stessi e abbandonare se stessi significa avere il coraggio di cambiare, di mollare ogni vizio, ogni difetto, ogni inclinazione al peccato. Siamo superbi? Iniziamo ad essere umili! Siamo egoisti? Iniziamo a fare le cose per gli altri… questo vuol dire seguire Gesù.
Ecco cosa leggiamo su imitazione di Cristo, un libro bellissimo che suggerisco a tutti di avere.
Chi segue me – dice il Signore – non cammina nelle tenebre” (Gv 8,12). Queste sono parole di Cristo, con le quali siamo esortati ad imitare, fin dov’è possibile, la sua vita e le sue virtù, se vogliamo essere illuminati secondo verità e liberati da ogni accecamento del cuore.
Perciò, il nostro più alto impegno sia meditare la vita di Gesù Cristo. La dottrina di Cristo trascende tutti gl’insegnamenti dei Santi; e chi avesse lo spirito suo vi troverebbe una manna celeste nascosta. Ma succede che molti, pur udendo spesso il Vangelo, ne sentono poco desiderio, perché non hanno lo spirito di Cristo. Chi, invece, vuole intendere appieno e con gusto spirituale la parola di Cristo, deve cercare di modellare tutta quanta la sua vita su di Lui. Che ti può giovare il discutere profondamente del mistero della Trinità, se manchi d’umiltà, per cui dispiaci alla Trinità? In realtà, non sono i discorsi profondi che formano il santo e il giusto; ma è la vita virtuosa che rende l’uomo caro a Dio.
Io preferisco sentire la compunzione, che conoscerne la definizione. Se tu conoscessi a memoria l’intera Bibbia e le massime di tutti i filosofi, a che ti gioverebbe tutto questo senza la carità e la grazia di Dio? “O vanità delle vanità! Tutto è vanità!” (Qo 1,2), fuorché amare Dio e servire Lui solo! Questa è la più sublime sapienza: tendere al Regno del Cielo, con il disprezzo del mondo. Quindi, è vanità ricercare le ricchezze destinate ad andare perdute, e porre in esse le proprie speranze.
Vanità è anche ambire ad onori e voler salire a posizioni di prestigio. È vanità assecondare gli appetiti della carne e desiderare ciò per cui dovremo, poi, essere puniti duramente. Vanità è desiderare una vita lunga e curarsi poco d’una vita buona.
Vanità è preoccuparsi solo della vita presente e non guardare fin d’ora alle realtà future. Vanità è amare ciò che passa rapidissimamente e non affrettarsi là, dove ci attende il gaudio eterno. Ricordati spesso di quel proverbio: “L’occhio non si sazia di vedere nè l’orecchio si riempe di ciò che ascolta!”(Qo 1,8).
Cerca, dunque, di distogliere il tuo cuore dall’amore delle cose visibili e di sollevarti a quelle invisibili. Infatti, quelli che seguono l’attrattiva dei sensi macchiano la propria coscienza e perdono la grazia di Dio.
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