Se commetto un peccato mortale e lo confesso cosa succede?
Quando commetto un peccato mortale, perdo la grazia, cioè l’ingrediente che serve per essere santo, per poter vivere nell’amicizia di Dio, per poter entrare in paradiso. Ecco perché si chiama peccato MORTALE.
In realtà, quando commetto un peccato mortale, non si ferma solo alla perdita della grazia di Dio che è già una grossa perdita, ma anche i meriti accumulati nel tempo precedente. Cioè i meriti delle preghiere, delle opere di carità, e tutto ciò che dinanzi a Dio avevamo fatto di buono.
Quindi se uno commette peccato mortale, diveniamo poveri nel cuore e nell’anima, oltre ad aver attirato su di noi il male che il peccato mortale provoca.
Potremmo pensare a questo punto che se ci confessiamo, siamo perdonati, otteniamo di nuovo la grazia divina ma dobbiamo iniziare tutto da zero riguardo i meriti!?
Non credete che una cosa del genere somigli troppo al gioco dell’oca? Chiariamo!
È vero che con il peccato grave si perde la grazia santificante e anche i meriti, ma non è vero che una volta pentiti e confessati si riparte da zero.
I meriti vengono recuperati se così possiamo dire, in proporzione al fervore del pentimento e alla quantità di grazia recuperata.
Se commetto un peccato mortale, in me è come se passasse un uragano, un terremoto, devastando tutto. Perdo le virtù soprannaturali e i meriti come possiamo leggere anche nella Bibbia:
“Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, imitando tutte le azioni abominevoli che l’empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà”
(Ez 18,24).
San Tommaso afferma che con la grazia che accompagna la penitenza si recuperano le virtù soprannaturali.
Anche nella parabola del figliuol prodigo leggiamo che il padre comanda che il figlio pentito sia rivestito “con la veste più preziosa” (Lc 15,22) che a detta di S. Ambrogio è “la veste della sapienza”.
Quindi oltre alle virtù soprannaturali si possono recuperare anche i meriti. San Tommaso a tal proposito, fa riferimento al profeta Gioele, nel quale si legge: “Vi restituirò le annate che ha divorato la locusta” (Gl 2,25).
E cita la Glossa che afferma: “Non permetterò che perisca l’abbondanza che avete perduto per la perturbazione della vostra anima”. E conclude: “Ma tale abbondanza è il merito delle opere buone, che fu perduto per il peccato.
Quindi con la penitenza reviviscono le opere meritorie compiute prima del peccato” (Somma teologica, III, 89,5, sed contra).
Pertanto se commetto un peccato mortale per la mia debolezza e subito dopo mi confesso mi porto dietro i meriti nella misura in cui li ho recuperati mediante il fervore della carità.
Come possiamo ben capire, tutto dipende dal nostro pentimento e dal nostro fervore, dal nostro desiderio di cambiare, di voler migliorare e piacere a Dio.
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