Santa Maria Chiara Nanetti: La bellezza di un sorriso
Santa Maria Chiara Nanetti, una delle sette Francescane Missionarie di Maria martirizzate in Cina nel 1900, fu nella religione un modello di giovialità e letizia serafica.
Una sua consorella testimonia: “Sono stata nove mesi al lavoro con lei e non l’ho vista una sola volta di cattivo umore o impaziente. Sia che fosse angustiata o consolata, Santa Maria Chiara Nanetti, aveva sempre il sorriso sulle labbra ed era sempre la stessa esteriormente. Talvolta non sapendo che io mi trovassi dietro di lei, e credendosi sola, si lasciava sfuggire queste parole: “Tutto per il buon Gesù”, e da questa espressione capivo che lottava interiormente.
E noi? Invece ci lamentiamo dalla mattina alla sera e tante le volte che lo facciamo, che addirittura dalla nostra bocca escono lamenti per abitudine. Ma Dio dona alla terra perle preziose proprio come Santa Maria Chiara Nanetti per farci capire come comportarci, come avere forza e fiducia in Dio.
Non dobbiamo quindi perderci d’animo ma lottare e prendere come esempio santi come Santa Maria Chiara e tanti altri.
Riprendendo la testimonianza della sua consorella, continua dicendo:
“Era incaricata del guardaroba di una comunità di circa cento persone, eppure riusciva a contentarle tutte. Possedeva la vera letizia francescana e aveva sempre un volto raggiante”.
Un’altra consorella invece disse: «Ricordo – depone ancora un’altra suora-il suo buon umore e coraggio. Stavamo a lavorare alla macchina che batte il grano, e, non abituate a tale fatica, molte di noi avevano le mani piene di bolle, tanto che per continuare il lavoro dovevamo fasciarle, ma ciò non diminuiva il dolore. Alcune suore per questa ragione si lamentavano, altre non lavoravano, ma Madre Chiara se la rideva di cuo re, mostrandoci le sue “bambole”, come lietamente chiamava le sue mani fasciate e molto più rovinate di quelle delle altre. Così infondeva nelle consorelle e coraggio». L’amore di Gesù è capace di infon gioia e dere una gioia profonda che ci permette di donare agli altri un sorriso nonostante la fatica del lavoro quotidiano, spingendoci a rinnegare quell’egoismo che ci farebbe ripiegare su noi stessi. Sorridere nella sofferenza: anche questa è carità.
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