Salvato dalla potenza del santo Rosario
Adriano, di stirpe nobile, fu salvato dalla potenza del santo Rosario. Adriano era un uomo forte nella scienza e nell’eloquenza, fu onorato del titolo di Arcidiacono della città di Cesaraugusta in Spagna. E in questo grado d’onore, cominciò a riformare in modo meraviglioso i difetti degli Ecclesiastici e a seminare la Parola di Dio.
Il diavolo, vedendo questa cosa, lo indusse in fortissime tentazioni della carne verso una certa Giovanna, la figlia del Conte. Tale donna andava spesso a confessarsi da Adriano, che man mano il tutto si tramutò in tentazione carnale. Quasi per sei mesi venne tentato dal demonio per farlo commettere un peccato mortale. E a quanto sembra, il demonio così audace e tenace, riuscì nel suo intento. Infatti il diacono Adriano cominciò ad interessarsi alle piacevolezze, ai giochi, alle chiacchiere e agli spettacoli, diventando tiepido nella preghiera e nella devozione.
Tutti quelli che lo conoscevano, erano meravigliati e si rammaricavano, di così grande cambiamento. Dopo queste gioie profane, subito venne la conseguente tristezza di esse, come sappiamo infatti, il peccato porta solo amarezza e tristezza. La pancia di Giovanna cominciò ad ingrossarsi. Apparendole al padre oltre misura, egli pretese di conoscere, anche per mezzo di percosse, l’accaduto dalla figlia. Lei accusò in modo gravissimo il l’Arcidiacono Adriano si infuriò con grande odio e con ogni malignità e scaltrezza di moltissime colpe, calunniandolo dicendo di essere stata ammaliata e sedotta. Subito furono mandati dei soldati armati per prendere Adriano. E catturatolo con somma vergogna e confusione, venne legato davanti a tutto il popolo della Città di Cesaraugusta.
In seguito fu mandato davanti al Vescovo, il quale subito, dopo averlo scomunicato, lo fece gettare in carcere. Ma dopo il quarto giorno, per opera dei suoi parenti, che si fingevano Chierici nelle sembianze, venne scagionato, ma una volta fuori, cadde in pericoli più grandi.
Infatti mentre fuggiva, riconosciuto, venne catturato di nuovo, trascinato alle Carceri Reali, con l’accusa che egli aveva violentato la nipote del Re ed avesse screditato la nobile parentela del Regno. Così venne gettato in una buca. Qui dovendo vivere nell’estrema miseria di freddo, fame e sete, e privato dal riparo dei vestiti, vi rimase per tre anni di seguito. Inoltre, in questo lago del Carcere incontrò altri sei mali:
- Il primo male fu la maledizione e la scomunica lanciata dal Vescovo.
- Il secondo male fu la perdita di ogni sapere, a motivo della tristezza.
- Il terzo male fu la perdita d’ogni amicizia e d’ogni benevolenza presso i Principi ed i Signori.
- Il quarto male fu la perduta eloquenza nelle predicazioni e i discorsi nelle compagnie.
- Il quinto male fu la perdita di ogni Signoria Ecclesiastica e temporale.
- Il sesto male fu la libertà perduta per una tentazione.
Un giorno in quei luoghi, passò San Domenico, che venne a conoscenza dell’accaduto. Così con il permesso del Re, il santo, andò a predicare ad Adriano che era nella fossa, e gli parlò della potenza del santo Rosario. Dei sui frutti , promettendogli che, se avesse voluto recitarlo ogni giorno e accettare la Confraternita proprio essa, mediante la straordinaria compartecipazione di tutti i meriti, certamente lo avrebbe liberato da ogni contrarietà. Egli ebbe fiducia, e, dopo che si confessò con San Domenico e ricevette l’assoluzione, cominciò a recitare devotamente il Rosario. Verso la fine del primo mese gli apparve la Vergine Maria, portandogli la notizia della sua assoluzione non solo dai peccati, ma anche dalla sentenza di scomunica da parte del Vescovo.
Fu liberato dal primo male, vale a dire dal guaio della maledizione, per mezzo dell’“Ave” della benedizione di Maria. Alla fine del secondo mese, apparve a lui la Vergine Maria che teneva tra le braccia il piccolo Gesù, il quale con la destra reggeva un piccolo libricino, nel quale era scritto il Vangelo di San Giovanni: In principio era il Verbo. Appena dunque quel prigioniero ebbe letto: E il Verbo si fece carne, fu liberato dal secondo male vale a dire dall’ignoranza. Difatti recuperò ogni conoscenza, che aveva perduto, per mezzo di “Maria”, che è l’illuminatrice in ogni sapere.
Alla fine del terzo mese, fu liberato dal terzo male del malcontento dei Principi e dei Nobili, per mezzo del terzo bene, che si chiama “Grazia”. E così fu scarcerato e visitato e ricevuto con onore dai Capi.
Alla fine del quarto mese fu liberato dal quarto male, vale a dire, dalla mancanza d’eloquenza, per mezzo di Maria, che è pienezza della comunione dei beni. Infatti apparve a lui la Vergine Maria e con un Virgineo Bacio gli restituì l’eloquenza.
Alla fine del quinto mese fu liberato dal quinto male, quello della perdita delle sue Signorie: infatti, la Vergine Maria apparve a lui nel mezzo della notte e gli diede il pastorale insieme alla mitria e all’anello pontificale e, nel terzo giorno seguente, una lettera del Papa lo confermava quale Vescovo. Alla fine del sesto mese gli apparve la Vergine Maria, che teneva in mano una verga d’oro con la quale, toccando con tocco leggero il suo capo disse: Esci da lui. Subito un drago di fuoco fuoriuscì da lui. E così fu reso libero da tutte le tentazioni. Poi Maria SS. con la stessa verga lo toccò di nuovo sui fianchi, dicendo: Esci da lui, e subito un serpente uscendo da lui, fu liberato dalle tentazioni della carne.
Infatti nelle Carceri per tre anni era sempre insidiato dal peccato della libidine: era assai oppresso da questa tentazione. Così Adriano, riconoscente alla Santa Vergine, predicò ovunque la potenza e grandezza della preghiera del Rosario e fece in modo che si onorasse il più possibile la Madonna. Ed infine La Regina del Rosario lo preparò alla morte, donandogli un trapasso beato.
Recitiamo la preghiera di Maria, perché la potenza del santo rosario, la sua forza, come lo era ieri, lo è ancora oggi.
Tratto dagli scritti del Beato Alano della Rupe
Scopri di più da Regina del Santo Rosario
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Scrivi la tua preghiera