La catechesi sulla creazione
«In principio Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1). Con queste solenni parole incomincia la Sacra Scrittura. Il Simbolo della fede le riprende confessando Dio Padre onnipotente come «Creatore del cielo e della terra », « di tutte le cose visibili e invisibili». Parleremo perciò innanzi tutto del Creatore, poi della sua creazione, infine della caduta a causa del peccato, da cui Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è venuto a risollevarci.
La creazione è il fondamento di «tutti i progetti salvifici di Dio», «l’inizio della storia della salvezza» che culmina in Cristo. Inversamente, il mistero di Cristo è la luce decisiva sul mistero della creazione: rivela il fine in vista del quale, «in principio, Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1.1): dalle origini, Dio pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo.
Per questo le letture della Veglia pasquale, celebrazione della nuova creazione in Cristo, iniziano con il racconto della creazione; parimenti, nella liturgia bizantina, il racconto della creazione é sempre la prima lettura delle vigilie delle grandi feste del Signore. Secondo la testimonianza degli antichi, l’istruzione dei catecumeni per il Battesimo segue lo stesso itinerario
La catechesi sulla creazione.
La catechesi sulla creazione è di capitale importanza. Concerne i fondamenti stessi della vita umana e cristiana: infatti esplicita la risposta della fede cristiana agli interrogativi fondamentali che gli uomini di ogni tempo si sono posti: «Da dove veniamo?», «Dove andiamo?», «Qual è la nostra origine?», « Quale il nostro fine?», «Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?». Le due questioni, quella dell’origine e quella del fine, sono inseparabili. Sono decisive per il senso e l’orientamento della nostra vita e del nostro agire.
La questione delle origini del mondo e dell’uomo è oggetto di numerose ricerche scientifiche, che hanno straordinariamente arricchito le nostre conoscenze sull’età e le dimensioni del cosmo, sul divenire delle forme viventi, sull’apparizione dell’uomo.
Tali scoperte ci invitano ad una sempre maggiore ammirazione per la grandezza del Creatore, e a ringraziarlo per tutte le sue opere e per l’intelligenza e la sapienza di cui fa dono agli studiosi e ai ricercatori. Con Salomone costoro possono dire: «Egli mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose, per comprendere la struttura del mondo e la forza degli elementi […]; perché mi ha istruito la Sapienza, artefice di tutte le cose» (Sap 7,17-21).
Il grande interesse di cui sono oggetto queste ricerche è fortemente stimolato da una questione di altro ordine, che oltrepassa il campo proprio delle scienze naturali. Non si tratta soltanto di sapere quando e come sia sorto materialmente il cosmo, né quando sia apparso l’uomo, quanto piuttosto di scoprire quale sia il senso di tale origine: se cioè sia governata dal caso, da un destino cieco, da una necessità anonima, oppure da un Essere trascendente, intelligente e buono, chiamato Dio.
E se il mondo proviene dalla sapienza e dalla bontà di Dio, perché il male? Da dove viene? Chi ne è responsabile? C’è una liberazione da esso?
Fin dagli inizi, la fede cristiana è stata messa a confronto con risposte diverse dalla sua circa la questione delle origini. Infatti, nelle religioni e nelle culture antiche si trovano numerosi miti riguardanti le origini. Certi filosofi hanno affermato che tutto è Dio, che il mondo è Dio, o che il divenire del mondo è il divenire di Dio (panteismo); altri hanno detto che il mondo è una emanazione necessaria di Dio, scaturisce da questa sorgente e ad essa ritorna.
Altri ancora hanno sostenuto l’esistenza di due principi eterni, il Bene e il Male, la Luce e le Tenebre, in continuo conflitto (dualismo, manicheismo); secondo alcune di queste concezioni, il mondo (almeno il mondo materiale) sarebbe cattivo, prodotto di un decadimento, e quindi da respingere o oltrepassare (gnosi); altri ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera di un orologiaio che, una volta fatto, l’avrebbe abbandonato a se stesso (deismo); altri infine non ammettono alcuna origine trascendente del mondo, ma vedono in esso il puro gioco di una materia che sarebbe sempre esistita (materialismo). Tutti questi tentativi di spiegazione stanno a testimoniare la persistenza e l’universalità del problema delle origini. Questa ricerca è propria dell’uomo.
Indubbiamente, l’intelligenza umana può già trovare una risposta al problema delle origini. Infatti, è possibile conoscere con certezza l’esistenza di Dio Creatore attraverso le sue opere, grazie alla luce della ragione umana, anche se questa conoscenza spesso è offuscata e sfigurata dall’errore. Per questo la fede viene a confermare e a far luce alla ragione nella retta intelligenza di queste verità: «Per fede sappiamo che i mondi furono formati dalla Parola di Dio, sì che da cose non visibili ha preso origine ciò che si vede» (Eb 11,3).
La verità della creazione è tanto importante per l’intera vita umana che Dio, nella sua tenerezza, ha voluto rivelare al suo popolo tutto ciò che è necessario conoscere al riguardo. Al di là della conoscenza naturale che ogni uomo può avere del Creatore, Dio ha progressivamente rivelato a Israele il mistero della creazione.
Egli, che ha scelto i patriarchi, che ha fatto uscire Israele dall’Egitto, e che, eleggendo Israele, l’ha creato e formato, si rivela come colui al quale appartengono tutti i popoli della terra e l’intera terra, come colui che, solo, «ha fatto cielo e terra» (Sal 115,15; 124,8; 134,3).
La rivelazione della creazione è, cosi, inseparabile dalla rivelazione e dalla realizzazione dell’Alleanza dell’unico Dio con il suo popolo. La creazione è rivelata come il primo passo verso tale Alleanza, come la prima e universale testimonianza dell’amore onnipotente di Dio. E poi la verità della creazione si esprime con una forza crescente nel messaggio dei profeti, nella preghiera dei Salmi e della liturgia, nella riflessione della sapienza del popolo eletto.
Tra tutte le parole della Sacra Scrittura sulla creazione, occupano un posto singolarissimo i primi tre capitoli della Genesi. Dal punto di vista letterario questi testi possono avere fonti diverse. Gli autori ispirati li hanno collocati all’inizio della Scrittura in modo che esprimano, con il loro linguaggio solenne, le verità della creazione, della sua origine e del suo fine in Dio, del suo ordine e della sua bontà, della vocazione dell’uomo, infine del dramma del peccato e della speranza della salvezza. Lette alla luce di Cristo, nell’unità della Sacra Scrittura e della Tradizione vivente della Chiesa, queste parole restano la fonte principale per la catechesi dei misteri delle «origini»: creazione, caduta, promessa della salvezza.
La creazione – opera della Santissima Trinità
«In principio, Dio creò il cielo e la terra» (Gn 1,1). Queste prime parole della Scrittura contengono tre affermazioni: il Dio eterno ha dato un inizio a tutto ciò che esiste fuori di lui. Egli solo è Creatore (il verbo «creare» – in ebraico bara – ha sempre come soggetto Dio). La totalità di ciò che esiste (espressa nella formula «il cielo e la terra») dipende da colui che le dà l’essere.
«In principio era il Verbo […] e il Verbo era Dio. […] Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto» (Gv 1,1-3). Il Nuovo Testamento rivela che Dio ha creato tutto per mezzo del Verbo eterno, il Figlio suo diletto. «Per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra […]. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono » (Col 1,16-17). La fede della Chiesa afferma pure l’azione creatrice dello Spirito Santo: egli è colui che «dà la vita», lo «Spirito Creatore» («Veni, Creator Spiritus»), la «sorgente di ogni bene».
Lasciata intravvedere nell’Antico Testamento, rivelata nella Nuova Alleanza, l’azione creatrice del Figlio e dello Spirito, inseparabilmente una con quella del Padre, è chiaramente affermata dalla regola di fede della Chiesa: «Non esiste che un solo Dio (…): egli è il Padre, è Dio, il Creatore, l’Autore, l’Ordinatore. Egli ha fatto ogni cosa da se stesso, cioè con il suo Verbo e la sua Sapienza»; «il Figlio e lo Spirito» sono come «le sue mani». La creazione è opera comune della Santissima Trinità
Il mondo è stato creato per la gloria di Dio
È una verità fondamentale che la Scrittura e la Tradizione costantemente insegnano e celebrano: «Il mondo è stato creato per la gloria di Dio». Dio ha creato tutte le cose, spiega san Bonaventura, «non (…) propter gloriam augendam, sed propter gloriam manifestandam et propter gloriam suam communicandam – non per accrescere la propria gloria, ma per manifestarla e per comunicarla». Infatti Dio non ha altro motivo per creare se non il suo amore e la sua bontà: «Aperta enim manu clave amoris, creatur prodierunt.
Aperta la mano dalla chiave dell’amore, le creature vennero alla luce». E il Concilio Vaticano I spiega: «Nella sua bontà e con la sua onnipotente virtù, non per aumentare la sua beatitudine, né per acquistare perfezione, ma per manifestarla attraverso i beni che concede alle sue creature, questo solo vero Dio ha, con la più libera delle decisioni, dall’inizio dei tempi, creato insieme dal nulla l’una e l’altra creatura, la spirituale e la corporale».
La gloria di Dio è che si realizzi la manifestazione e la comunicazione della sua bontà, in vista delle quali il mondo è stato creato. Ci ha predestinati «a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia» (E], 1,5-6). «Infatti la gloria di Dio è l’uomo vivente e la vita dell’uomo è la visione di Dio: se già la rivelazione di Dio attraverso la creazione procurò la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre per mezzo del Verbo dà la vita a coloro che vedono Dio». Il fine ultimo della creazione è che Dio, «che di tutti è il Creatore, possa anche essere “tutto in tutti” (I Cor 15,28), procurando ad un tempo la sua gloria e la nostra felicità».
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