L’inferno è eterno patimento quindi giochiamo bene la nostra vita
L’Inferno è eterno patimento, e da lì non si esce più. E’ verità di fede definita nel IV Concilio Lateranense e nel I Concilio di Lione. Le pene dell’inferno sono davvero dolorose e non temporanee.
Sono due tipi di pene: la pena del «danno» che consiste nella privazione di Dio, nostra felicità, e la pena del «senso». Come in Paradiso ci sarà «ogni bene senza alcun male», così nell’Inferno ci sarà «ogni male senza alcun bene». Nel Vangelo di S. Marco (16,28) l’Inferno è chiamato «luogo dei tormenti». Il Catechismo di S. Pio X afferma: «L’inferno è eterno patimento, dove si soffrirà della privazione di Dio, nostra felicità, e del fuoco, con ogni altro male senza alcun bene».
I peccatori hanno preferito a Dio Creatore le creature e tutte le soddisfazioni che essi potevano trovare in se stessi o negli altri. Perciò le stesse creature, le stesse potenze dell’anima, gli stessi sensi del corpo avranno il loro castigo e il loro tormento.
Ci saranno ad esempio le pene dell’immaginazione, cioè, si presenteranno all’anima dannata tutti i piaceri e le delizie goduti sulla terra, ma ora finiti per sempre. Gli presenterà alla fantasia le immense gioie del Cielo, che per lei ormai sono irraggiungibili. Per questo il dannato digrigna i denti e si consuma di rabbia. Poi ci saranno le pene della memoria, cioè che ricorderà al dannato gli innumerevoli peccati con tutte le circostanze e le malizie che gli hanno meritato l’Inferno. Gli ricorderà tutte le grazie ricevute, tutti gli avvertimenti e i consigli… di cui, se ne avesse tratto profitto, ora non sarebbe in quel luogo di tormenti. La terza pena sarà quella dell’intelligenza.
Sulla terra le passioni, l’ignoranza o la leggerezza molte volte possono offuscare la verità. Ma nell’Inferno le verità, sulle quali in vita si tentò di passare con indifferenza e disprezzo, saranno dinnanzi al dannato in tutta la loro evidenza. Dunque il peccato non era una cosa da nulla! L’Inferno non è una invenzione dei preti! Dio, della cui misericordia e bontà si è tanto abusato, c’è, esiste veramente! Ed ora lui non potrà più amare il buon Dio, ma dovrà odiarlo per sempre; La quarta sarà la pena della volontà, dove l’anima comprenderà che in fondo non era tanto difficile salvarsi. Moltissimi altri, pur nelle stesse condizioni di vita, hanno adoperato i mezzi che Gesù Cristo ha lasciato alla Chiesa e si sono salvati.
Dio, nella sua infinita misericordia, l’aveva richiamata fino all’ultimo istante della sua vita terrena, ma lei si è rifiutata: la sua scelta è stata fatta per sempre e non può tornare indietro. Infine c’è la pene dei sensi. Dopo la resurrezione anche il corpo con tutti i suoi sensi parteciperà con l’anima ai tormenti infernali. Gli occhi non vedranno altro che volti spasimanti di dannati e di demoni dall’aspetto orribile. L’udito non ascolterà altro che lamenti, urla, imprecazioni e bestemmie. L’odorato sarà colpito dai fetori più nauseanti.
Il gusto soffrirà una sete inestinguibile. Il tatto con tutto il corpo sarà tormentato dal fuoco: fuoco non metaforico o figurato, come viene interpretato da alcuni, ma fuoco vero, reale, di natura misteriosa che fa sentire i suoi effetti terrificanti non solo sul corpo, ma anche sull’anima, anche sui demoni, che sono puri spiriti senza corpo.
Un fuoco che brucia sempre senza consumare mai! Un fuoco più terribile di quello della terra. Il fuoco terreno infatti è stato creato da Dio a nostro servizio, per il nostro bene, mentre il fuoco infernale è stato creato a castigo di Satana e dei suoi angeli ribelli.
Altre pene dei dannati:
La compagnia dei demoni che sfogheranno su di loro il loro odio contro Dio, torturandoli per tutta l’eternità;
La compagnia dei dannati. Se per qualche circostanza ci capita di trovarci tra persone ineducate, dal linguaggio volgare e blasfemo; con persone sporche, male odoranti; con persone che ci guardano con occhio bieco e ostile, ecc., con quale ansia non aspettiamo l’occasione e il momento di sottrarci a quella insopportabile situazione! Ebbene nell’Inferno il dannato si troverà in una situazione immensamente più infelice ed eterna in compagnia di dannati molto più spregevoli e che si odiano l’un l’altro con grande accanimento.
Le pene dell’inferno sono continue e disuguali
Come le gioie del Paradiso, così le sofferenze dell’Inferno, per quanto intense, non conoscono interruzione alcuna. Sulla terra le distrazioni, il sonno, i rimedi, possono diminuire la coscienza del dolore. Nell’Inferno i dannati non conoscono sonno, né distrazioni, né sollievo: l’Inferno è continuità nella piena coscienza della propria sventura eterna.
Come in Paradiso i godimenti dei Beati non sono uguali, ma proporzionati ai loro meriti, così nell’Inferno le sofferenze dei dannati non sono uguali, ma proporzionate ai loro peccati.
L’inferno è eterno e non è vuoto
Oggi ci sono alcuni che dicono: l’Inferno è eterno, c’è, ma non ci va nessuno perché Dio è infinitamente buono e misericordioso; è nostro Padre e quindi ci salverà tutti. Qui ci sarebbe tanto da dire, ma, per non allungare troppo l’argomento, non dobbiamo dimenticare che Dio è infinitamente misericordioso per chi si pente e si converte, ma è pure infinitamente giusto per chi, fino all’ultimo istante della sua vita terrena, rifiuta la sua grazia, rifiuta il richiamo che l’invita al pentimento. All’Inferno ci va chi ci vuole andare. Diceva Gesù a un’anima privilegiata, Suor Consolata Betrone: «L’impenitenza finale è per quell’anima che vuole andare all’Inferno di proposito e quindi rifiuta ostinatamente la mia immensa misericordia, perché io ho versato il mio Sangue per tutti! No, non è la moltitudine dei peccati che danna l’anima, perché io li perdono se essa si pente, ma è l’ostinazione a non volere il mio perdono, a volersi dannare».
Che l’inferno non sia vuoto ce lo conferma la Vergine Santissima a Fatima. Nella quarta apparizione, domenica 19 agosto 1917, la Madonna, velata di tristezza, dice ai tre fanciulli (Lucia, Giacinta e Francesco): «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori. Badate che molte, molte anime vanno all’Inferno, perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro». Concludiamo l’argomento dell’Inferno riportando l’episodio del Papa Pio IX. Verso la fine del suo glorioso pontificato, il Papa raccomandava a un Missionario francese: «Predicate molto le grandi verità della salvezza, predicate specialmente l’Inferno. Dite chiaramente tutta la verità sull’Inferno, non c’è nulla di più efficace per far riflettere i poveri peccatori e convertirli».
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