Il sesto comandamento caplestato
Il sesto comandamento, parla appunto di “non commettere adulterio” la Chiesa poi lo ha tradotto usando una nuova espressione “non commettere atti impuri”. Come mai?
Il sesto comandamento rappresenta senz’altro un tema di scottante attualità. Dopo il 1968 e la “rivoluzione sessuale”, il precetto “non commettere atti impuri”, è stato messo sotto i piedi dalla quasi totalità degli uomini (cristiani compresi). Precisiamo subito, che Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre e che, su questa materia, la Legge di Dio non si è mossa (e mai si muoverà, un adagio della teologia morale: “in re venerea non datur parvitas materiae”: “in tema di piaceri venerei non esiste materia lieve”).
Il divorzio viola l’ordine coniugale stabilito da Dio
Infatti, chi mediante il divorzio lascia la propria moglie per un’altra donna, o il proprio marito per un altro uomo, viola l’ordine coniugale stabilito da Dio, crea disagio nelle famiglie, favorisce la corruzione nel mondo e macchia il proprio corpo di lussuria. “Non peccherai con la moglie del tuo prossimo per non contaminarti con lei” (Lev. 18,20).
Matrimonio infecondo
Al peccato impuro è facile cedere, poiché la sessualità è uno stimolo fisico importante e un desiderio di piacere comune, che è difficile mantenere nei limiti consentiti dall’ordine morale. Lo stesso matrimonio cristiano, che è una scelta d’amore vissuta nella fede, cessa d’esser santo quando per malizia o interesse personale diviene infecondo.
Il sesto comandamento: l’adulterio
Il vero amore sponsale è, per sua natura, fedele e indissolubile (Gen. 2,24; Mt. 19,3-9). Di conseguenza l’adulterio infrange il legame d’amore fra uomo e donna, voluto da Dio per un fine soprannaturale. Ma è adultero anche colui che, col suo modo di agire, mette nella condizione d’essere infedele l’altro coniuge: “Chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio” (Mt. 5,32).
I concubini, cioè quelli che convivono senza essere sposati in chiesa, non possono commettere il peccato di adulterio, ma commettono un’infrazione che è permanente: quella di unirsi senza la benedizione del Signore. Chi infatti commette adulterio può avere l’attenuante di una debolezza casuale, dovuta ad una forte tentazione o al bisogno di un amore intenso. Chi invece convive è fuori dalla volontà di Dio e dimostra di non volersi ravvedere.
Il fidanzamento prepara al matrimonio
Al giorno d’oggi, molti che hanno l’intenzione di sposarsi reclamano il “diritto alla prova“, cioè il diritto ad un’esperienza sessuale piena prima delle nozze, allo scopo di maturare meglio nella scelta che si intende fare. L’amore non ha bisogno di “prova” quando è autentico (C. Chiesa Cat. 2391). È il fidanzamento, vissuto in armonia e senza fretta, il tempo migliore per capire se si è fatti l’uno per l’altra e se ci può essere amore vero: amore fisico, morale e spirituale. Uno dei peccati più gravi verso il sesto comandamento, è la lussuria, cioè la ricerca ingorda e disordinata del piacere corporale.
Vi sono poi altri tipi di violazione al sesto comandamento. Il divorzio: scioglimento giuridico del patto coniugale, in vista di una nuova unione. La separazione: rottura del matrimonio, che dispone a nuove nozze o esperienze. Il matrimonio civile: unione coniugale non benedetta dal sacerdote, cioè quando i due si sposano in comune.
Atti impuri
Il sesto comandamento ci fa comprendere che non è solo l’adulterio un peccato impuro ma ce ne sono tanti, come:
- La convivenza: comunione di vita senza essere sposati né in chiesa, né in comune.
- La fornicazione: unione carnale fra uomo e donna non sposati.
- I rapporti prematrimoniali: atti sessuali completi tra fidanzati.
- Lo stupro: violenza sessuale ai danni di una persona indifesa.
- La pedofilia: abuso e sfruttamento dei minori a scopo di libidine.
- L’omosessualità: rapporto fra persone dello stesso sesso, che la Bibbia condanna con queste parole: “Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio” (Lev. 18,22; Rom. 1,26-27).
- La prostituzione: vendita a pagamento di prestazioni sessuali.
- L’incesto: unione carnale fra componenti di una stessa famiglia (Lev. 18,6; 1Cor. 5,1).
- La pornografia: diffusione di stampa e video indecenti.
- La masturbazione: eccitazione volontaria dei genitali per provare piacere.
- L’onanismo: atti sessuali incompleti per evitare la fecondazione (Gen. 38,4-10).
- La contraccezione: impedimento volontario al concepimento per motivi di interesse e voluttà.
In conclusione:
Possiamo dire che il sesto comandamento è diretto alla promozione e alla tutela della virtù della castità battesimale e dell’ordine coniugale, che non è altro che la capacità di vivere la sessualità in modo autenticamente umano, integrandola all’interno della totalità della persona umana (che è non solo corpo, ma anche emotività, affettività e spiritualità) e nel suo essere intrinsecamente linguaggio di amore unitivo e procreativo.
Fonte di spunto: santamariadelsoccorso.org
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