Il lavoro santifica oltre a nobilitare l’uomo
Si è sempre detto che il lavoro dona dignità all’uomo, oltre che a donare un’opportunità di sostentamento e un posto nel mondo. Ogni lavoro quindi è degno di rispetto e di onore. Purtroppo oggi manca, e tanta gente, tanti papà si ritrovano ad affrontare dure prove. Eppure chi ce l’ha quasi lo disprezza, senza portare rispetto a quello che lui stesso compie, a quel lavoro che gli dona dignità, gli permette di mangiare, vestire e avere una casa. Ma tra dignità, sostentamento e onore, dobbiamo aggiungere anche che il lavoro SANTIFICA.
Siamo abituati a lamentarci sempre e non può mancare ovviamente il lamento sul lavoro, alcune volte giusto alcune volte davvero inutile, esempio: Lo stipendio che mi danno non basta per le necessità della famiglia e per le mie aspirazioni!… In questo lavoro non mi realizzo, non trovo interesse!… Con i colleghi di ufficio non vado d’accordo!… Sono costretto a fare molti straordinari, altrimenti, con l’aumento del costo della vita, non si riesce a sbarcare il lunario!… La sera torno sfinito dal lavoro e non ho certo voglia di ascoltare mia moglie che fa l’elenco dei contrattempi della giornata o che mi presenta la bolletta del telefono, e nemmeno me la sento di badare a mio figlio che vuole qualche consiglio per la ricerca di storia!
Il lavoro, coinvolge direttamente o indirettamente la vita di ogni persona. Direttamente, per le ore di applicazione che quotidianamente richiede; indirettamente, per l’influenza che esercita sui rapporti familiari, sulla personalità, sulle amicizie, sul tempo libero, sulle vacanze e persino dopo anni che si è cessata l’attività, sulla vecchiaia.
Il lavoro, quindi, è un servizio indispensabile per la società; in pratica ci dona un posto nel mondo. Umanamente parlando, una vita senza lavoro è una vita a metà.
Questo vale sia per il cristiano e sia per chi si definisce pagano e ateo. Ma ovviamente trattando il discorso del lavoro, mi riferisco ai cristiani, vivere una vita solo di lavoro e farlo diventare l’unico scopo della propria vita non è certo ciò che Dio ci chiede. Per chi vive una vita di fede, per chi conduce una vita cristiana coerente, può bastare questa dimensione? È opportuno, ancor prima, chiederci che relazione intercorra o debba intercorrere tra la vita di fede e il lavoro professionale nella giornata di un cristiano. C’è bisogno dunque di rendere il nostro lavoro, qualsiasi sia, motivo di santificazione. COME? Svolgendolo con onestà, rettitudine, gratitudine e mettendosi pienamente a disposizione del prossimo.
A tal proposito mons. Escrivà diceva:
Il lavoro deve essere compiuto dai cristiani in prospettiva soprannaturale, in modo che nessun mestiere possa essere considerato di poco conto. Al servizio di Dio, tutti i mestieri hanno valore, tutti sono di grande importanza perché, in fin dei comi, “la loro importanza dipende dall’amore di Dio che vi mette chi li esercita”.
Mons. Escrivà
Escrivà reagiva contro ogni tendenza a dividere gli uomini secondo il maggiore o minor rilievo del loro lavoro: “Che cosa importa a me – diceva – che uno sia ministro o spazzino? Quello che mi importa è che si santifichi nel suo lavoro“. Il lavoro santifica se lo rendiamo motivo di esercitazione delle virtù cristiane: UMILTA’, CARITA’, ONESTA’, OBBEDIENZA, PAZIENZA. Insomma possiamo davvero farci santi, forse più che stare in un convento.
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