Il desiderio di Dio, credere in Dio, cosa significa veramente?
Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa: «La ragione più alta della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e non si affida al suo Creatore».
28 – Nel corso della loro storia, e fino ai giorni nostri, la ricerca di Dio da parte degli uomini si è espressa in molteplici modi, attraverso le loro credenze ed i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacrifici, culti, meditazioni, ecc). Malgrado le ambiguità che possono presentare, tali forme d’espressione sono così universali che l’uomo può essere definito un essere religioso: Dio «creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,26-28).
Ma questo «intimo e vitale legame con Dio» può essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall’uomo. Tali atteggiamenti possono avere origini assai diverse: la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l’ignoranza o l’indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze, il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione, e infine la tendenza dell’uomo peccatore a nascondersi, per paura, davanti a Dio e a fuggire davanti alla sua chiamata. Se l’uomo può dimenticare o rifiutare Dio, Dio però non si stanca di chiamare ogni uomo a cercarlo perché viva e trovi la felicità
Le vie che portano alla conoscenza di Dio
Creato a immagine di Dio, chiamato a conoscere e ad amare Dio, l’uomo che cerca Dio scopre alcune «vie» per arrivare alla conoscenza di Dio. Vengono anche chiamate «prove dell’esistenza di Dio», non nel senso delle prove ricercate nel campo delle scienze naturali, ma nel senso di «argomenti convergenti e convincenti» che permettono di raggiungere vere certezze. Queste «vie» per avvicinarsi a Dio hanno come punto di partenza la creazione: il mondo materiale e la persona umana.
Il mondo: partendo dal movimento e dal divenire, dalla contingenza, dall’ordine e dalla bellezza del mondo si può giungere a conoscere Dio come origine e fine dell’universo. Sant’Agostino dice: «Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo, interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode. Ora, queste creature, così belle ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è bello in modo immutabile?».
L’uomo: con la sua apertura alla verità e alla bellezza, con il suo senso del bene morale, con la sua libertà e la voce della coscienza, con la sua aspirazione all’infinito e alla felicità, l’uomo si interroga sull’esistenza di Dio. In queste aperture egli percepisce segni della propria anima spirituale.
Il mondo e l’uomo attestano che essi non hanno in se stessi né il loro primo principio né il loro fine ultimo, ma che partecipano di quell’«Essere» che è in sé senza origine né fine.
La conoscenza di Dio secondo la Chiesa
La santa Chiesa, nostra Madre, sostiene e insegna che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale della ragione umana partendo dalle cose create». Senza questa capacità, l’uomo non potrebbe accogliere la rivelazione di Dio. L’uomo ha questa capacità perché è creato «a immagine di Dio» (Gn 1,27). Tuttavia l’uomo incontra molte difficoltà per conoscere Dio con la sola luce della ragione.
Come parlare di Dio?
Essendo la nostra conoscenza di Dio limitata, lo è anche il nostro linguaggio su Dio. Non possiamo parlare di Dio che a partire dalle creature e secondo il nostro modo umano, limitato, di conoscere e di pensare.
Occorre dunque purificare continuamente il nostro linguaggio da ciò che ha di limitato, di immaginoso, di imperfetto per non confondere il Dio «ineffabile, incomprensibile, invisibile, inafferrabile» con le nostre rappresentazioni umane. Le parole umane restano sempre al di qua del mistero di Dio.
Parlando così di Dio, il nostro linguaggio certo si esprime alla maniera umana, ma raggiunge realmente Dio stesso.
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