Garabandal segue la scia di Fatima?
Garabandal, un paesino sperduto tra le montagne della Spagna, vive ciò che anche Fatima come Lourdes hanno vissuto: le apparizioni di Maria. Certo queste apparizioni a differenza dei luoghi citati, non ha approvazione ecclesiastica, quindi ancora tutt’oggi resta un mistero. Ne parlo perché onestamente io ci credo, e mi ha rimasto non poco sorpreso da tutto ciò che è accaduto in questo paesino. Non siete dunque obbligati a crederci come non lo si è in nessuna apparizione avvenuta finora nel mondo. Ciò che dobbiamo credere fermamente e con tutta la nostra fede, è nella Parola di Dio, nel Santo Vangelo e nella Chiesa Cattolica, Apostolica Romana; ovviamente chi si professa cristiano! Chiarito, andiamo avanti per parlare di Garabandal:
L’umile villaggio era rimasto sino a quel tempo isolato, senza telefono, senza radio, senza alcunché… Non c’era nemmeno la strada; la più vicina passava nel fondovalle, vicino al paesetto di Cossio, a circa 6 chilometri. San Sebastian de Garabandal era dunque un povero paesino isolato, quasi al di fuori del tempo. Ed ecco che all’improvviso, quando nessuno lo avrebbe immaginato, nelle lunghe giornate di un mese di giugno questo borgo cominciò a uscire dal suo isolamento e dal suo secolare torpore.
Una data che nessuno dimenticherà più
Siamo a fine primavera del 1961, precisamente era il 18 giugno, ed era di domenica, giorno del Signore. Sul tardo pomeriggio, dopo la recita del rosario alla quale ha partecipato l’intero villaggio, quattro bambine Cochita Gonzales di 12 anni, Maria Dolores Mazon, Jacinta Gonzales, Mari Cruz Gonzalez di 11 anni, non sanno che fare e si stanno annoiando. Ad un tratto viene loro l’idea, di andare a raccogliere qualche mela nell’orto lì vicino. Terminata la scappatella, si riposano chiacchierando, sedute sulle pietre irregolari di una mulattiera ruvida e ripida che tutti chiamano «la Calleja» (la stradina). Lì si rendono conto d’aver fatto «qualcosa di male»; un furtarello, ma pur sempre un peccato contro il settimo comandamento della Legge di Dio; il diavolo ha teso loro una trappola ed esse hanno offeso il Signore e la Vergine. Col pentimento, nasce in loro la reazione contro il tentatore. Decidendo di allontanarlo, cominciano a gettar sassi con gran forza. Un modo per troncare definitivamente con lui.
La pace sembra ritornata sotto il cielo sereno e opalescente di quella bella e monotona sera domenicale. Ma la pace o la noia vengono improvvisamente interrotte da un grosso rumore. Un tuono davvero strano, in effetti, dal momento che non si scorge alcun segno di temporale. Ed ecco che poco dopo le quattro le bambine cadono in ginocchio sulle aspre pietre della «Calleja» e contemplano in estasi, fuori di sé e dall’ambiente circostante, una figura luminosa che non è sicuramente «di questo mondo». «Ci appavre una figura bellissima avvolta di luci abbaglianti che però non ferivano gli occhi», scriverà più tardi una delle quattro piccole, Conchita. Di che si trattava? Lì per lì, le bambine seppero solo parlare di un Angelo. La notizia, comunque, mise immediatamente in subbuglio il villaggio, anche se all’inizio tutti si mostrarono scettici.
Il giorno seguente, lunedì 19 giugno, le quattro ragazzine, verso sera, all’uscita di scuola, si recarono nuovamente a pregare alla «Calleja», nello stesso punto della sera prima, per vedere se l’«apparizione» si rinnovasse. Ma non accadde nulla di ciò che si aspettavano, anzi tutt’altro, infatti vennero prese in giro con risatine di scherno e commenti malevoli, da alcune persone che seppero dell’accaduto del giorno precedente.
Il martedì 20, alla stessa ora, nuova visita alla «Calleja». Le ragazzine nutrivano in cuore la certezza che quanto era successo la domenica non poteva né essere senza motivo, né restare senza un seguito. Recitarono preghiere e rimasero in attesa; attesa dell’Angelo… che non si presentò, ma la cui presenza fu sostituita da un fenomeno molto misterioso e significativo: le piccole si videro avvolte all’improvviso da una sorprendente, intensa luce, che le isolava da tutto e le penetrava di un vivo e reverenziale «timor di Dio». L’indomani, mercoledì 21 giugno, l’Angelo riapparve. E da allora, per circa una settimana, rinnovò le sue visite quasi quotidianamente, intrattenendosi con loro a lungo, sebbene, per la felicità estatica che provavano, sembrava loro che ogni incontro durasse solo qualche minuto. Il sabato 24, festa di San Giovanni Battista, l’Angelo si presentò in maniera nuova.
Come sempre appariva bellissimo e sorridente, con uno sguardo che penetrava sino in fondo l’anima delle piccole; ma, sotto di lui, la novità: brillava una scritta luminosa; l’Angelo «portava sotto di lui un cartello, ma noi altre non capivamo bene quel che volesse dire. Riuscivamo solo a leggere, alla prima riga, ‘Hay que’ (è necessario che) e, all’ultima, XVIII-X-MCMLXI»… Oggi possiamo facilmente cogliere ciò che le ragazzine non comprendevano: sul cartello di cui parla Conchita, appariva dapprima il testo del brevissimo messaggio che doveva essere divulgato il 18 ottobre di quell’anno, e, alla fine, le cifre romane indicanti la stessa data: 18 ottobre 1961. È facile immaginare lo scompiglio che questi fatti provocarono nel villaggio e in tutta la regione. Garabandal stava improvvisamente cessando di essere un paesino sperduto fra i monti, senza alcun interesse e dalla vita noiosa e monotona. Ogni pomeriggio le sue stradine si riempivano di gente e, all’ora della preghiera delle piccole, la «Calleja» e i dintorni pullulavano di fedeli e curiosi.
L’Angelo preparava la via
Il 1 luglio era un sabato, e l’Angelo parlò loro chiaramente. «Ci parlò di molte cose», scriverà più tardi Conchita Gonzalez. Ma la più importante fu senza dubbio questa: «Vengo ad annunciarvi la visita della Madonna, con l’appellativo di Beata Vergine del Monte Carmelo. Ella vi apparirà domani, domenica». «Ben venga!» fu l’esclamazione unanime delle bambine. L’Angelo sorrideva. La data dell’evento non era scelta a caso: la Vergine di Nazareth voleva iniziare una sua nuova visita sulla terra, visita che sarebbe stata lunga e affettuosa, infatti il 2 luglio, giorno in cui la Chiesa celebra da secoli la festa della Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta; ma la voleva iniziare presentandosi come Beata Vergine del Carmelo per motivi profondi (che si sarebbero evidenziati a poco a poco), e non solo per manifestarsi nel mese di luglio, mese legato dai tempi più remoti al suo appellativo più popolare. Quel giorno, le bambine, colme di gioia per l’annuncio che l’Angelo aveva appena fatto loro, si sfogarono a lungo e con piacere con lui… Lo avevano già contemplato molte volte, e già questa era stata una cosa bellissima; ma non avevano ancora potuto intrattenere una vera e propria conversazione con il loro caro visitatore.
Era questa la ragione per cui desideravano ardentemente parlargli e porgli numerose domande. Quel giorno finalmente lo poterono fare; l’Angelo era disposto a parlare e ad ascoltarle senza reticenze. «Quel giorno ci parlò di molte cose… » La maggior parte di esse resterà sicuramente segreta, riguardando solo le quattro piccole interlocutrici. L’interrogativo più interessante, almeno per noi, fu quello che gli posero sul significato della scritta posta ai suoi piedi durante gli ultimi incontri. «Ve lo spiegherà la Vergine», fu la sua risposta. E prese congedo dicendo loro: «Tornerò domani con la Vergine». «Peccato che tu ci lasci!», fu l’esclamazione delle bambine. Tornò. Soltanto allora fu chiaro di che Angelo si trattasse. Era nientemeno che l’Arcangelo San Michele, il primo di tutti gli Spiriti beati, il Principe della milizia celeste, l’Angelo delle lotte supreme e definitive… Certo, durante le sue apparizioni alla «Calleja» si era presentato sotto sembianze infantili, per esprimere la freschezza e l’innocenza del suo essere, ma dando nello stesso tempo un’impressione di potenza e di autorità.
E arrivò la Madonna
Era il 2 luglio 1961 tutti attendevano l’apparizione di Maria. «Ci dirigemmo verso la “Calleja” per recitare il rosario come di consueto. Non eravamo ancora arrivate quando ci apparve la Vergine con due Angeli ai lati. Uno era San Michele; l’altro non lo conoscevamo. Era vestito come San Michele. Si sarebbero detti due gemelli». Se le ragazze non sapevano allora quale fosse l’Angelo che sembrava il fratello gemello di San Michele, lo appresero più tardi. Era un altro Arcangelo di primo rango, l’Angelo dell’Annunciazione e dei grandi messaggi divini: San Gabriele. L’Apparizione celeste si presentò davvero, secondo l’annuncio dell’Angelo della «Calleja», come quella della Beata Vergine del Monte Carmelo. Ella teneva in mano uno scapolare. Le bambine lo compresero subito, benché i suoi abiti non corrispondessero molto a quelli che si vedono di solito sulle statue della Madonna del Carmelo. Su queste statue, la Vergine del Monte Carmelo appare vestita da carmelitana, portando l’abito caratteristico dei religiosi e delle religiose dell’Ordine: tunica e scapolare marrone e mantello bianco. Mentre nell’apparizione di Garabandal, no.
Ecco quanto scrisse Conchita nel suo diario: «La Vergine viene con un abito bianco, un manto azzurro e una corona di piccole stelle dorate; non si vedono i suoi piedi… mostra uno scapolare nella mano destra; lo scapolare era di colore marrone. Ha i capelli lunghi e mossi, di colore castano scuro… Il viso allungato, il naso lungo, fine, la bocca molto bella con le labbra un po’ grosse. La carnagione e’ bruna… La voce è incantevole; una voce incomparabile che non posso descrivere. Nessuna donna assomiglia alla Vergine, né nella voce, né in niente altro!». Poi continua dicendo: «Quel giorno, abbiamo parlato molto con la Vergine e Lei con noi: le dicevamo tutto. Le dicevamo, per esempio, che andavamo nei campi, che eravamo abbronzate, che avevamo ammucchiato il fieno. E Lei rideva!… Quante cose Le dicevamo!… » La chiacchierata delle bambine con la loro bellissima e dolcissima Visitatrice doveva veramente essere stata affascinante: intrisa di freschezza, di spontaneità, di semplicità. «Guardandola, avevamo sgranato il nostro rosario, Lei lo recitava con noi per insegnarci a recitarlo bene. Alla fine del rosario, ci disse che se ne sarebbe andata.
Le chiedemmo di restare ancora un pò perché era rimasta troppo poco. Lei rideva e ci disse che sarebbe tornata lunedì. Quando partì, provammo una gran tristezza». Fin da questa prima visita della Vergine, Garabandal cominciava ad essere «segno di contraddizione». «Quand’Ella se ne andò, la gente ci circondò per baciarci e domandarci quello che Lei ci aveva detto… Alcuni però non ci credevano». Quale poteva essere il motivo di questa diffidenza, di questa incredulità? Il fatto che le ragazze, durante la lunga estasi, erano state troppo loquaci e troppo fiduciose.
La gente diceva: «Come può la Vergine dire e ascoltare così tante cose?». Per essi, la Vergine doveva mostrarsi come un personaggio stereotipo e lontano, che non poteva «perdere tempo» a parlare o ascoltare cose di poca importanza, ma solo dire poche e solenni parole… Il fatto è che alcuni diffidarono e negarono un possibile intervento del Cielo, incappando in un ostacolo che, invece, i semplici di cuore superano così facilmente. Infatti le quattro ragazzine, per esempio, senza cultura e senza pregiudizi, colsero immediatamente perché la Vergine, apparsa loro, accettasse di parlare tanto e di ascoltare tanto. Ecco la giusta osservazione di Conchita nel suo diario: «Eppure la maggior parte della gente credeva. Dicevano che era un pò come una madre che non abbia visto sua figlia da tanto tempo: quando la rivede, sua figlia le racconta tutto. A maggior ragione noi che non l’avevamo mai vista. E Lei era la “Nostra Madre del Cielo!».
Troviamo qui la prima chiave che ci permette di comprendere i fatti di Garabandal: non si trattava di un’apparizione come le altre, destinata ad attirare fortemente la nostra attenzione e a lasciarci poi un messaggio… Si trattava di una venuta della Vergine per «stare con noi», perché La sentissimo come mai prima, intima e definitivamente nella sua realtà di «Nostra Madre». Che fosse Nostra Madre lo sapevamo per dottrina, per fede. Ma avevamo bisogno di sperimentarlo a sazietà, in modo forte e dolce, per lungo tempo e attraverso le più diverse prove. Per questo motivo risulta incontestabile (almeno per me) che quel 2 luglio 1961 ebbe inizio sulla terra la migliore Epifania della Nostra Madre celeste. Si potrebbero certo fornire molti dettagli su questo incontro con la Vergine. Ma più che dettagli, è importante ritenerne l’essenziale. Conchita stessa ce lo rivela con queste parole: «Così terminò la domenica 2 luglio. Giorno felice, poiché abbiamo visto per la prima volta la Vergine! Sebbene con Lei tutti possiamo stare, purché lo desideriamo!» Quale miglior conclusione per il primo capitolo di questa nuova visita di Maria? Ella non cessa mai di stare con noi, nonostante si lasci vedere solo in rare occasioni. L’importante è che noi desideriamo e facciamo in modo di stare con Lei.
Tratto dal libro Garabandal continuazione di Fatima
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