E’ giusta l’affermazione: Dio manda la sofferenza?
Molti, troppi, quasi tutti, pensiamo che sia Dio a mandare le sofferenze, i dolori, le disgrazie. Siamo abituati quando capita una cosa spiacevole a dire: Perché Dio fa soffrire questo bambino, perché fa questo, perché ha mandato un cancro a tale persona… ecc ecc. Se però ci capita qualcosa di bello, non diciamo mai perché Dio…. Vabbè tralasciando questi particolari, arriviamo subito al punto centrale della domanda per dare una risposta concreta:
Aprendo una piccola parentesi, bisogna dire che anche i santi hanno sofferto dolori atroci, situazioni spiacevoli, eppure erano a stretto contatto con Dio, come ad esempio padre Pio, Santa Teresa D’Avila, Santa Maria Francesca delle cinque piaghe, santa Caterina e tanti altri. Quindi escludiamo il discorso delle preferenze che a volte fa davvero male ascoltare. Dio non fa preferenza alcuna!
La sofferenza e il dolore non vengono da Dio. Lui è gioia e pace, Dio non vuole che soffriamo. Il peccato originale ha dato inizio a tanto male purtroppo e la sofferenza è la via per poterci riscattare dalla morte eterna. Tuttavia, come anche i santi, dobbiamo vedere il dolore sotto un punto di vista diverso da quello logico. Esso si comprende solo alla luce della sofferenza di Cristo. La sofferenza infatti è una realtà, ma nello stesso tempo è icona o immagine della sofferenza e della croce di Nostro Signore.
Gesù è entrato volontariamente nel mondo della sofferenza e l’ha trasformata, l’ha trasfigurata. L’ha fatta diventare donazione, amore genuino e riparazione. Ciò che si nasconde nella sofferenza di Nostro Signore è il suo amore. Le sue parole più importanti sono quelle che ha proferito nell’ultima cena: “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”; “Questo è il mio sangue versato per voi in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”. Su queste parole e soprattutto su ciò che esprimono ci ha comandato di tornare incessantemente dicendo: “Fate questo in memoria di me”. La nostra vita cristiana ruota attorno a queste parole per farle entrare nella nostra vita e svelarne il senso più profondo.
Giovanni Paolo II nell’enciclica Salvifici doloris ha detto che “la Croce di Cristo getta in modo tanto penetrante la luce salvifica sulla vita dell’uomo e, in particolare, sulla sua sofferenza” (SD 21). In poche parole il Papa volle sottolineare che Cristo allo stesso tempo ha insegnato all’uomo a far del bene con la sofferenza ed a far del bene a chi soffre. In questo duplice aspetto egli ha svelato fino in fondo il senso della sofferenza. (P.Angelo bellon)
Quindi la sofferenza vista sotto la sua reale prospettiva diventa un dono, un mezzo, un modo per riscattarci dal peccato, per fare il bene, per ricevere il bene. Dio non manda sofferenze ma per chi crede in Lui, da la forza non solo di poterle sopportare ma di strasformarle in bene per la salvezza e santificazione della nostra anima. Anche padre Pio diceva che la sofferenza è un dono altissimo e la serva di Dio Santina Campana, che per tutta la sua vita soffrì di sofferenze enormi, si lamentava con Gesù quando qualche giorno soffriva meno.
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