Dove si trova il Paradiso?
Dove si trova il Paradiso? Provata l’esistenza del Paradiso, sorge spontanea la domanda: dove si trova? Il primo a farsi questa domanda fu il grande Vescovo di Cesarea, San Basilio, morto nel 379. La sua risposta si limita a dire che esso si trova al di fuori del nostro mondo.
La Sacra Scrittura in realtà ce lo dice dove si trova il Paradiso, il Regno di Dio.
- Giov. 3,13: «Gesù disse a Nicodemo: Nessuno è mai salito al Cielo, fuorché il Figlio dell’uomo (cioè Gesù) che è disceso dal Cielo». Quindi il Paradiso è in cielo.
- Luca 50,51: «Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il Cielo».Ancora un’altra conferma, che il Paradiso si trova in cielo.
- Atti degli Apostoli 1,9: «Detto questo fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché stavano fissando il cielo mentre egli saliva, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che è stato tra voi assunto in al Cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto salire al Cielo».
- Anche nella lettera agli Efesini, leggiamo: «Per questo sta scritto: Ascendendo in Cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola “ascese”; se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli»(Ef. 4,8-10). La Chiesa non ha definito espressamente che il Paradiso sia una località determinata, però la sua convinzione che si tratti di un luogo reale, fisico, determinato, appare chiaro dalla professione del Credo o Simbolo Apostolico.
Gesù, prima della sua ascensione al Cielo, ordinò agli Apostoli di andare a predicare a tutti i popoli le stesse verità che loro avevano appreso da Lui, per diffondere ovunque la luce dei suoi insegnamenti. Gli Apostoli ubbidienti, ben sapendo che sarebbero sorti dei falsi profeti che avrebbero tentato di corrompere la dottrina di Gesù Cristo, formularono di comune accordo, prima di separarsi, un preciso programma di evangelizzazione e riassumere in poche formule, ma chiare, brevi e facili ad essere imparate da tutti, perché tutti fossero uniformi e precisi nella professione della Fede Cristiana. Quindi il Credo è la fede professata dalla Chiesa fin dalla sua origine e che professerà fino alla fine dei tempi.
Ebbene il Credo afferma: «Gesù il terzo giorno risuscitò da morte; salì al Cielo, siede alla destra di Dio Padre Onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti».
San Tommaso d’Aquino spiega il motivo per cui il Paradiso deve essere anche un luogo: «Dal momento che Dio ha destinato i Beati a un duplice gloria, spirituale (per l’anima) e corporale (per il corpo), è logico che sia riservato ad essi un soggiorno particolare, speciale, glorioso». Il grande Teologo Suarez, assieme a molti altri, è del parere che il Paradiso sia una parte del creato, posta già nello stato di glorificazione, alla quale perverranno, dopo il giudizio universale, le altre parti dell’universo. Tra i Teologi recenti, il Pesch dice che si può con tutta sicurezza ritenere il Paradiso un astro situato realmente al centro dell’universo, attorno al quale roteano tutti gli altri corpi celesti, rifatti splendidissimi.
Il Vescovo francese, Mons. Gay, uno dei più rinomati maestri di spiritualità del secolo scorso, scrive nelle sue Elevazioni – N. 96: «Evidentemente Dio è dappertutto, ma non è dappertutto alla stessa maniera, nel senso che non appare e non esplica dappertutto la stessa attività. Il luogo, che la Sacra Scrittura chiama il suo “tempio”, il suo “santuario”, è dove Egli opera in modo più divino, più splendido; là si esplicano meglio le sue perfezioni, meglio si mostra la sua divinità, meglio si effonde il suo amore. In questo luogo soggiornano gli Angeli, i Beati, 1’Umamta di Gesù Cristo, della Santissima Vergine, probabilmente anche di S. Giuseppe e quella di quei privilegiati che risuscitarono, come ci attesta il Vangelo (Mat. 27,52), al momento della morte di Gesù».
Le bellezze, le perfezioni, le meraviglie del Paradiso attuale, quando alla fine dei tempi il cosmo sarà rinnovato, saranno estese dall’onnipotenza divina a tutto l’universo, il quale è destinato a divenire per tutta l’eternità l’ambiente reale del Paradiso. Il numero esterminato delle stelle, rinnovate e abbellite dalla onnipotenza divina, saranno, come afferma San Tommaso d’Aquino, l’eterna abitazione dei figli di Dio.
Chi è venuto dall’aldilà?
Nell’anno 1863 fu ricoverata all’ospedale del Cottolegno la sessantenne israelita Sara
Pescarolo. Un Sacerdote la visitò più volte e fece pregare il Servo di Dio P. Giuseppe Cottolengo (+1842) affinché avesse la grazia del Battesimo. Di questo Sacramento egli parlava vagamente all’inferma. Ella rispondeva: Adesso no. – Vedendola in pericolo di morte «mi feci a parlare schiettamente e apertamente sulla necessità del Battesimo per salvarsi – racconta il teste Don Domenico Bosso – e da una parola che proferì mi parve che fosse disposta a riceverlo, per cui mi accinsi ad amministrarglielo, ma essa si alzò dal capezzale furibonda, respingendomi con le mani e dimostrando nel modo più energico la sua volontà contraria. Le feci notare che se io mi ero accinto ad amministrarle il Battesimo, fu perché credevo che fosse disposta a riceverlo, ma vedendo che la cosa non era così, le disse che stesse pure tranquilla che io non glielo amministravo, poiché la religione stessa ci vieta di conferire il Battesimo a chi non lo vuole ricevere, e che mai io avrei usato violenza». Don Bosso si ritirò a pregare. «Dissi con confidenza queste precise parole: “Padre Cottolengo, se siete in Cielo, come lo credo fermamente, e se il processo canonico che deve iniziarsi di qui a qualche giorno è di gloria di Dio, e dovrà quindi avere un buon esito, datemi un segno. Il segno che vi domando è la conversione di quella israelita, ma fate in modo che non sia più io a presentarmi a lei per persuaderla a farsi battezzare, ma lei stessa mi faccia chiamare e mi preghi a volerla battezzare!”. Con mio stupore l’inferma non solo non morì in quella notte, ma ebbe un piccolo miglioramento…». L’indomani (sabato) il medesimo Sacerdote fu avvisato che la Pescarolo per ben tre volte l’aveva chiamato, che voleva parlarli e che voleva essere battezzata quella sera stessa. L’ ammalata manifestava a Don Bosso che desiderava sinceramente di essere battezzata. Il Sacerdote volle che dichiarasse questa sua volontà davanti a due testimoni. Accondiscese e così fu fatto. La domenica successiva, dopo nuova interrogazione alla presenza di tre altri testimoni, fu battezzata, dimostrandosi tutta contenta. Otto giorni dopo, davanti al rabbino, dichiarava fermamente: «Sì, sono io che ho voluto farmi cristiana e nessuno mi ha costretta». (Dal processo per la beatificazione e canonizzazione di Giuseppe B. Cottolengo).
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