Dio viene incontro all'uomo che lo cerca
Per mezzo della ragione naturale, l’uomo può conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere. Ma esiste un altro ordine di conoscenza a cui l’uomo non può affatto arrivare con le sue proprie forze, quello della rivelazione divina. Per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all’uomo svelando il suo mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da tutta l’eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto, il Signore nostro Gesù Cristo, e lo Spirito Santo.
LA RIVELAZIONE DI DIO
I. Dio rivela il suo «disegno di benevolenza».
«Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini, per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono così resi partecipi della divina natura ».
Dio che «abita una luce inaccessibile» (1 Tm 6,16) vuole comunicare la propria vita divina agli uomini da lui liberamente creati, per farli figli adottivi nel suo unico Figlio. Rivelando se stesso, Dio vuole rendere gli uomini capaci di rispondergli, di conoscerlo e di amarlo ben più di quanto sarebbero capaci da se stessi.
Il disegno divino della Rivelazione si realizza ad un tempo «con eventi e parole» che sono «intimamente connessi tra loro» e si chiariscono a vicenda. Esso comporta una «pedagogia divina» particolare: Dio si comunica gradualmente all’uomo, lo prepara per tappe a ricevere la rivelazione soprannaturale che egli fa di se stesso e che culmina nella Persona e nella missione del Verbo incarnato, Gesù Cristo. Sant’Ireneo di Lione parla a più riprese di questa pedagogia divina sotto l’immagine della reciproca familiarità tra Dio e l’uomo: «Il Verbo di Dio […] pose la sua abitazione tra gli uomini e si è fatto Figlio dell’uomo, per abituare l’uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora nell’uomo secondo la volontà del Padre».
II. Le tappe della Rivelazione.
FIN DAL PRINCIPIO, DIO SI FA CONOSCERE
«Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo, offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé. Inoltre, volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori». Li ha invitati ad una intima comunione con sé, rivestendoli di uno splendore di grazia e di giustizia.
Questa rivelazione non è stata interrotta dal peccato dei nostri progenitori. Dio, in realtà, «dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li risollevò nella speranza della salvezza ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene». «Quando, per la sua disobbedienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato in potere della morte. […] Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza».
L’ALLEANZA CON NOE’
Dopo che l’unità del genere umano è stata spezzata dal peccato, Dio cerca prima di tutto di salvare l’umanità intervenendo in ciascuna delle sue parti. L’Alleanza con Noè dopo il diluvio esprime il principio dell’economia divina verso le «nazioni», ossia gli uomini riuniti in gruppi, «ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni» (Gn l0,5).
Quest’ordine, ad un tempo cosmico, sociale e religioso della pluralità delle nazioni, ha lo scopo di limitare l’orgoglio di una umanità decaduta, la quale, concorde nella malvagità, vorrebbe costruire da se stessa la propria unità alla maniera di Babele. Ma, a causa del peccato, sia il politeismo che l’idolatria della nazione e del suo capo costituiscono una continua minaccia di perversione pagana per questa economia provvisoria.
58 – L’Alleanza con Noè resta in vigore per tutto il tempo delle nazioni, fino alla proclamazione universale del Vangelo. La Bibbia venera alcune grandi figure delle «nazioni», come «Abele il giusto», il re-sacerdote Melchisedek, figura di Cristo, i giusti «Noè, Daniele e Giobbe» (Ez 14,14). La Scrittura mostra così a quale altezza di santità possano giungere coloro che vivono secondo l’Alleanza di Noè nell’attesa che Cristo riunisca «insieme tutti i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11,52).
DIO ELEGGE ABRAMO
Per riunire tutta l’umanità dispersa, Dio sceglie Abram chiamandolo: «Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre» (Gn 12,1), per fare di lui Abramo (Abraham), vale a dire «il padre di una moltitudine di popoli» (Gn 17,5): «In te saranno benedette tutte le famiglie della terra» (Gn l2,3).
Il popolo discendente da Abramo sarà il depositano della Promessa fatta ai patriarchi, il popolo dell’elezione, chiamato a preparare la ricomposizione, un giorno, nell’unità della Chiesa, di tutti i figli di Dio; questo popolo sarà la radice su cui verranno innestati i pagani diventati credenti.
I patriarchi e i profeti ed altre figure dell’Antico Testamento sono stati e saranno sempre venerati come santi in tutte le tradizioni liturgiche della Chiesa.
DIO FORMA ISRAELE COME SUO POPOLO
Dopo i patriarchi, Dio forma Israele quale suo popolo salvandolo dalla schiavitù dell’Egitto. Conclude con lui l’Alleanza del Sinai e gli dà, per mezzo di Mosè, la sua Legge, perché lo riconosca e lo serva come l’unico Dio vivo e vero, Padre provvido e giusto giudice, e stia in attesa del Salvatore promesso.
Israele è il popolo sacerdotale di Dio, colui che «porta il nome del Signore» (Dt 28,10). È il popolo di coloro «a cui Dio ha parlato quale primogenito», il popolo dei «fratelli maggiori» nella fede di Abramo.
Attraverso i profeti, Dio forma il suo popolo nella speranza della salvezza, nell’attesa di un’Alleanza nuova ed eterna destinata a tutti gli uomini e che sarà inscritta nei cuori. I profeti annunziano una radicale redenzione del popolo di Dio, la purificazione da tutte le sue infedeltà, una salvezza che includerà tutte le nazioni. Saranno tutto i poveri e gli umili del Signore che porteranno questa speranza. Le donne sante come Sara, Rebecca, Rachele, Miryam, Debora, Anna, Giuditta ed Ester hanno conservato viva la speranza della salvezza d’Israele. Maria ne è l’immagine più luminosa.
III. Cristo Gesù «mediatore e pienezza di tutta la Rivelazione».
DIO HA DETTO TUTTO NEL SUO VERBO
«Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, è la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sarà altra parola che quella. San Giovanni della Croce, sulle orme di tanti altri, esprime ciò in maniera luminosa, commentando Eb l,1-2: «Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola e non ha più nulla da dire. […] Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, ce l’ha detto tutto nel suo Figlio, donandoci questo tutto che è il suo Figlio. Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse o novità al di fuori di lui».
NON CI SARÀ ALTRA RIVELAZIONE
«L’economia cristiana, in quanto è Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non c’è da aspettarsi alcuna nuova rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo». Tuttavia, anche se la Rivelazione è compiuta, non è però completamente esplicitata; toccherà alla fede cristiana coglierne gradualmente tutta la portata nel corso dei secoli.
Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate «private», alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di «migliorare» o di «completare» la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa. La fede cristiana non può accettare «rivelazioni» che pretendono di superare o correggere la Rivelazione di cui Cristo è il compimento. È il caso di alcune religioni non cristiane ed anche di alcune recenti sette che si fondano su tali «rivelazioni».
In sintesi:
Per amore, Dio si è rivelato e si è donato all ‘uomo. Egli offre così una risposta definitiva e sovrabbondante agli interrogativi che l’uomo si pone sul senso e sul fine della propria vita.
Dio si è rivelato all’uomo comunicandogli gradualmente il suo mistero attraverso gesti e parole.
Al di là della testimonianza che dà di se stesso nelle cose create, Dio si è manifestato ai nostri progenitori. Ha loro parlato e, dopo la caduta, ha loro promesso la salvezza ed offerto la sua Alleanza.
Dio ha concluso con Noè un ‘Alleanza eterna tra lui e tutti gli esseri viventi. Essa durerà tanto quanto durerà il mondo.
Dio ha eletto Abramo ed ha concluso un’Alleanza con lui e la sua discendenza. Ne ha fatto il suo papato al quale ha rivelato la sua Legge per mezzo di Mosè. Lo ha preparato, per mezzo dei profeti, ad accogliere la salvezza destinata a tutta l’umanità.
Dio si è rivelato pienamente mandando il suo proprio Figlio, nel quale ha stabilito la sua Alleanza per sempre. Egli è la Parala definitiva del Padre, così che, dopo di lui, non vi sarà più un’altra rivelazione.
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