Bisogna sempre amare la vita
Amiamo la vita
La beata Benedetta Bianchi Porro era una ragazza piena di vita e di bei sogni: diventare medico per aiutare gli altri. Ma la brutta malattia di Recklinghausen sembrò bloccare tutto. In breve tempo divenne cieca, sorda e totalmente paralizzata, le rimase solo la sua intelligenza, un filo di voce e una mano per mezzo della quale comunicava con il mondo.
Dopo aver attraversato la notte buia della sofferenza e dello sconcerto, Gesù si fece strada nella sua vita e la sua fu una presenza sempre più significativa e preziosa:
Attorno al suo letto tanti amici cercavano di consolarla, ma in fondo era lei a consolarli sussurrando: «La vita in sé e per sé mi sembra un miracolo, e vorrei poter innalzare un inno di lode a Chi me l’ha data… Certe volte mi chiedo se non sia io una di quelle cui molto è stato dato e molto sarà chiesto…». Nel 1962 la portarono a Lourdes, sperando nel miracolo, che avvenne ma… per la malata coricata sulla barella accanto. Ritorno a Lourdes l’anno successivo e questa volta il miracolo fu per lei; non la guarigione fisica, ma la scoperta della sua vocazione alla croce: «Mi sono accorta più che mai della ricchezza del mio stato e non desidero altro che conservarlo». Il 23 gennaio 1964 Benedetta si congedo da questo mondo con un messaggio di speranza: «Amate la vita, perché anch’io sono stata contenta di quello che Dio mi ha dato».
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