Aborto: i pretesti per uccidere un bimbo
Quante scuse per uccidere un bimbo, che per loro non è altro che una minuscola creatura chiusa in una pancia, che non capisce e non sente nulla. Che grave errore, e quanti soldi girano su questa brutta vicenda, a discapito dei bambini. Ecco alcuni motivi che cercano di giustificare l’aborto;
1) Pretesto eugenico
Si giustifica la soppressione dei bimbi nel seno materno per impedire quella prole che nascerebbe con malattie o debolezze ereditarie.
Inoltre bisogna dire che sarebbe da inumani uccidere i bambini minorati che sono i più bisognosi del nostro aiuto. Proprio perché essi si trovano in condizioni di inferiorità fisica o psichica o intellettuale, vanno amati con amore più generoso.
Chi si procura l’aborto sa solo uccidere un bimbo anziché amare.
2) Pretesto sociale
Si dice: è lecito sopprimere la vita innocente dei bimbi per combattere l’esplosione della natalità, il sovrappopolamento della terra e si portano tutti i pretesti per non avere figli, o al massimo, uno o due.
3) Pretesto terapeutico
Si dice che bisogna sacrificare il figlio quando c’è il pericolo per la salute della madre. La nascita di un altro bambino procurerebbe una perdita di salute o addirittura la morte della madre, quindi è meglio uccidere il figlio.
In questo sembra che ci sia teoricamente un’apparenza di bene, poiché si parla di protezione della vita della madre.
Il Comandamento di Dio è chiaro: NON UCCIDERE. Il secondo in realtà non è un male perché, c’è sempre l’eventualità che si salvi la vita della madre.
Dice Gesù: « Se mi amate, osservate i miei comandamenti» (G. 14:15).
Al riguardo quale esempio ci ha dato Santa Giovanna Beretta Molla, nata a Magenta il 4 ottobre 1922, si era laureata in medicina nel 1949 e specializzata in pediatria tre anni dopo. Nell’esercizio della professione predilesse i bambini poveri. Sposatasi con l’ingegnere Molla nel 1955, ebbe tre figli. Quando si presentò la quarta maternità si manifestò un tumore che avrebbe messo a rischio la vita della madre. Nella piena coscienza della situazione, date anche le sue cognizioni mediche, si dichiarò pronta a tutto pur di salvare la vita della sua nuova creatura. Il 21 aprile del 1962 nasceva una bambina e sette giorni dopo Giovanna moriva.
4) Pretesto psichico
Si dice che l’aborto sarebbe lecito per risparmiare alla madre la tensione nervosa della gravidanza, del parto ed anche dell’assistenza del neonato.
Ma è facile rispondere che il nervosismo, se non si prendono efficaci rimedi contro di esso, è un elemento tale da poter rientrare in qualsiasi dovere o impegno della vita quotidiana. Può forse un insegnante dispensarsi dal compiere il dovere di scuola, solo perché è nervoso? Significherebbe il caos e la rovina di ogni struttura sociale. Nulla più potrebbe reggersi o essere garantito. Se questo pretesto psichico dovesse ritenersi valido per abortire, sarebbe il pretesto a portata di mano di chiunque voglia disfarsi di un figlio.
5) Pretesto etico
Si dice che è lecito uccidere un bimbo che è stato concepito a seguito di una violenza carnale.
Il caso è veramente triste, ma bisogna rispondere che non si può aggiungere delitto su delitto. In simile penosa condizione è una dolorosa necessità che la madre si accolli le conseguenze della violenza carnale subita, perché non può essere lecito sbarazzarsi di un male morale per mezzo di un altro male, anch’esso grave come uccidere un bimbo, una vita innocente. Non perché c’è chi fa il male a me, io posso fare del male a un terzo innocente perché non ne ha colpa. La soluzione di questo caso esige veramente eroismo, ma Dio solo sa quanta ricompensa merita chi rispetta la vita nascente anche in una situazione del genere.
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